COSSIGA CON LA K

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

È la cronistoria, dal ‘48 ad oggi, dei “caduti” – operai, braccianti, studenti, sindacalisti – uccisi dai fascisti, dalle forze dell’ordine e dalla mafia. Una scia di vite spezzate.

In questi giorni ho avuto modo di rileggere una vecchia intervista di Aldo Cazzullo a Francesco Cossiga. (Corriere della sera del 25 gennaio 2007)
Il ministro degli Interni che si guadagnò la “K” per la sua, chiamiamola, spregiudicatezza negli “Anni di Piombo”. (Kossiga)
Poi ricompensata con la presidenza della Repubblica.
L’ineffabile ministro confessa senza peli sulla lingua:<<Io ho stroncato definitivamente l’autonomia: mandando i blindati a travolgere i cancelli dell’Università di Roma e rioccuparla dopo la cacciata di Lama; poi inviando a Bologna, dopo la morte di Lorusso, i blindati dei carabinieri con le mitragliatrici, accolti dagli applausi dei comunisti bolognesi”, e aggiunge, “tollerammo ancora il convegno di settembre; poi demmo l’ultima spazzolata, e l’autonomia finì. Ma la chiusura di quello sfogatoio spostò molti verso le Brigate rosse e Prima linea>>.
Cazzullo incalza: <<Sta dicendo che se potesse tornare indietro non manderebbe più i blindati all’università di Roma o a Bologna?>>
<<Mi farei più furbo, incanalando la violenza verso la piazza, l’avremmo controllata meglio, e alla lunga domata. Così si spinsero le teste calde verso la violenza armata>>.
Per chi ha vissuto quegli Anni vengono i brividi. Non certo per lo stupore, ma per il cinismo di una classe dirigente invischiata nelle trame più torbide della Storia di questo Paese. Dalla “strategia della tensione”, al rapimento Moro.
Questa intervista è ancora più urticante se la si legge alla vigilia dell’anniversario dell’uccisione di Francesco Lorusso, l’11 marzo del 1977 a Bologna. Un altro assassinio a sangue freddo. Un’altra storia di giustizia negata.
Comunque: Kossiga era e Kossiga resta.
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