scuola in Ucraina

UCRAINA, DOVE FANNO GIOCARE I BAMBINI ALLA DELAZIONE

DI ANTONELLO TOMANELLI

REDAZIONE

 

Racconta alla maestra se hai parenti in Russia, se i tuoi genitori in casa parlano in russo, se guardano la televisione russa, se parlano male di Volodymyr Zelensky».

Questo è quanto si legge sui fogli di carta affissi alla bacheca di una scuola di Odessa, che possiamo presumere rappresenti solo un esempio fra tanti in Ucraina. La grafica suggerisce che i destinatari del messaggio non sono studenti universitari.

Dunque in Ucraina abbiamo autorità pubbliche (le scuole di ogni ordine e grado vanno considerate autorità pubbliche) che spingono i bambini di età compresa tra i 5 e i 10 anni a fare i delatori sui loro genitori. Non necessitano pozzi di intelligenza per capire che il macabro gioco ha come fine quello di separare i bambini russofoni dai propri genitori. Il male ce l’abbiamo nel cuore dell’Europa.
Ormai la discriminazione aleggia persino nella UE.

Quindi non dobbiamo meravigliarci più di tanto della palese violazione dell’art. 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, laddove stabilisce che «Il godimento di ogni diritto previsto dalla legge deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o di altro genere, l‘origine nazionale o sociale, l‘appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita o ogni altra condizione».

Nel 1996, probabilmente colta da un irrefrenabile desiderio di mostrare al mondo i suoi buoni propositi, l’Ucraina firmò non solo la citata CEDU, ma anche la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, cui hanno aderito 194 Stati, curiosamente non gli USA, che l’hanno sì firmata, ma mai ratificata.

Chiunque relazionasse alcune norme di quest’ultima convenzione al comportamento delle autorità scolastiche dell’Ucraina, proverebbe una spontanea quanto comprensibile indifferenza per il destino di quel Paese. Prendiamo, ad esempio, l’art. 2, comma 2°: «Gli Stati Parti adottano tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalle condizioni sociali, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari».

E che dire dell’art. 29, che impone ai singoli Stati di «sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell’uomo, delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite», nonché «il rispetto dei suoi genitori, della sua identità, della sua lingua e dei suoi valori culturali, nonché il rispetto […] del paese di cui può essere originario e delle civiltà diverse dalla sua».

Difficile immaginare una violazione più grossolana da parte delle autorità scolastiche ucraine, che voglio instillare nel bambino russofono il disprezzo verso i propri genitori, causa dei suoi mali, allontanarli da loro e indurli a rinnegare le proprie origini, fino a trasformare la propria identità russa in un lontano ma imbarazzante ricordo.

In Ucraina l’interesse superiore del fanciullo, faro che orienta tutte le legislazioni dei Paesi civili, vale zero.

Un Paese che ostenta una tale arroganza nel disconoscere basilari principi di civiltà, più che nell’Unione Europea, dovrebbe essere portato da Cerbero, che non esiterebbe a condurlo nel settimo cerchio dell’Inferno, per gettarlo nel Flegetonte, il fiume di sangue bollente in cui Dante ha immerso i violenti.