I NOMI DEGLI ASSASSINATI DAL VIRUS E LA MIA PAURA

DI LIDANO GRASSUCCI

Non è facile, è dura. Trovo sgradevole ogni giorno di più quella “intelligenza” di chi la sa lunga e tu non ci hai capito niente. Sono stato in corsia di ospedale da “malato” per tanto tempo e so come si passa il tempo lì. E la mia era una esperienza ancora sociale, oggi la malattia di questo tempo “isola” l’animale più sociale di questa terra l’uomo. Il bollettino della Asl che diffondiamo ogni giorni è fatto di numeri, ma mettiamoci i nomi. Ieri in Italia sono morte quasi 900 persone, detta così è un numero sotto i mille, più di cinquecento: ma mettiamoci, fermiamoci, sulla storia di Carlo, o di Francesca, o di quella che in paese chiamavano tutti Zia Esterina.

O… telefono ad un mio amico, per sapere di suo papà che sta in ospedale, è uno di quelli tosti che pare vissuto ma “confessa”… “e’ dura veramente dura”. Già dura, ti toglie il fiato, ti toglie gli altri, ti toglie l’umanità e ti invade di paura. Sei solo con il tuo respiro, solo con l’impossibilità di fare alcun che, solo tra uomini che hanno paura quanto te. Gli unici occhi che vedi tra mille filtri, lenti, plexiglass sono stanchi, impauriti, disperati quanto te.

Fuori pensano a sciare, a che ora è l’appuntamento con la messa per pregare Dio che, invece, sta già qui in questo dolore, in questa speranza persa nell’”affogafiato”, come avrebbe detto mia nonna.

Non capisco un mondo che non capisce perchè: capiterà agli altri e noi siamo sempre esenti. Noi siamo sempre tra i viventi.

Rannuvola oggi, si fa grigio e penso a chi sta lì nel respiro che si fa unico pensiero in una vita dove non ci abbiamo mai pensato a respirare.

Ho pietà ora di chi nega perchè è bestia e non uomo, perchè si sente quello che non è… esente.

Farò il vaccino, quello che ci sarà, quando mi toccherà in fila e facendo passare quelli di cui c’è più bisogno che di me, di quelli che rischiano più di me. E quando lo avrò fatto farò una cosa in auto lontano e saluterò tutti, ma ad alcuni, ai miei amici, tornerò a dare la mano. Ci diremo di quanto siamo stati fortunati a stare qui e insieme ancora un poco. E sarò vivo, se mi toccherà, con la voglia di vivere che dobbiamo a chi non è passato immune alla tragedia e ricorderò gli imbecilli, uno per uno, per la bestemmia di non essere stati eguali ma per essersi distinti non non capire il dolore.
fattoalatina