UNO, NESSUNO, CENTOMILA

DI MARIO PIAZZA

Cinquantamila morti. Per trovare in Italia qualcosa di peggio occorre andare a ritroso nella storia per più di cento anni, fino alla pandemia di influenza spagnola del 1918.

Da quella antica catastrofe a oggi si sono moltiplicate per mille le conoscenze scientifiche, le risorse a disposizione e la capacità di informazione e appare per questo incredibile che non si sia riusciti a evitare questa strage, addirittura inconcepibile se si pensa che nella prima fase dell’epidemia i morti erano stati “soltanto” la metà.

Credo si possa dire che la seconda metà dei decessi siano stati il prezzo che coscientemente si è deciso di pagare all’economia, alla finanza e alla stupidità di un popolo criminalmente aizzato al “liberi tutti” dai salvini, dagli zangrilli e da un numero imprecisato di farabutti per interessi esclusivamente personali.

Ora il rischio dell’avvio di una terza fase, ammesso che si superi davvero la seconda, si ripresenta con il periodo natalizio e ricomincia la partita, l’idolatria dei consumi da una parte e la salute dall’altra.

Sul piatto sono già stati buttati lo shopping, il pranzo di Natale, il veglione di San Silvestro e gli impianti sciistici. Qualche miliardo di fatturato e un sacco di divertimento a cui nessuno vorrebbe rinunciare, nessuno tranne quei dieci o quindicimila che non ci saranno nei negozi, a tavola o sulle piste da sci semplicemente perchè avranno fatto in tempo a morire prima di allora.

Peccato che ancora non lo sappiano.