DIGNITÀ, QUESTA SCONOSCIUTA

DI RINO GIRIMONTE

Sarà stata un’indigestione, qualcuno gli ha fatto ” ‘a magarìa”, non si sa se prima o dopo l’intervista a Capitolo 5. Ce le aveva tutte dentro le risposte ma, forse, erano sbagliate le domande. Non sa cosa gli sia successo, stava male, era fuori di sé, era come posseduto, lo sguardo perso, gli occhi sgranati sul nulla, cercando ausilio.
Avvisate l’esorcista!
Ha pure vomitato. Dopo. Ed io gli do una notizia: pure io. Durante.
Mi sento umiliato, addolorato, impotente, perché sembra
scontato che questo schifo, questo scempio di diritti, e quello alla salute è il più importante, avvenga da noi, sono avvilito dopo aver conosciuto da chi è dipesa la salute dei calabresi, sono incazzato perché a costui abbiamo pagato, da due anni, quasi nove mila euri al mese di stipendio. Questa è una storia di ordinaria follia, ognuno si prenda le proprie responsabilità. Ma ho paura che, come in un vaudeville di pessimo gusto, pagherà, forse, il più esposto, per il resto: “nesciuno adda sape’ ” ed io pure un sacciu nente. Ma possibile che uno che viene nominato e riconfermato da due governi, uno che lavorava giorno e notte in stretta collaborazione con la presidente, recentemente scomparsa e, immediatamente, in via di beatificazione, come è normale in Italia, possibile, dicevo, che chi deve risolvere i problemi, in piena pandemia, non sappia nulla di piano Covid, di posti letto in terapie intensive? Non sapeva nulla, come del resto nulla sapeva il direttore della protezione civile, Pallaria, che qualcuno ce l’avrà pure messo in quel posto e in tutti gli altri incarichi che aveva, o no? Mentre, di sicuro, “in quel posto” ce lo mettono sempre a noi, ricordate la storia del cetriolo e dell’ortolano? Storia brutta, brutta, che fa male, anche per la dimensione dell’ortaggio e, come una macchia che si cerca di pulire, strofinando, strofinando, s’allarga sempre più. Da un ex generale forse è troppo aspettarsi competenza in materia sanitaria, ma almeno la dignità, quella sì che me l’aspettavo. Invece…
Calabria zona rossa per i numeri, gli indicatori, certo. Ma anche di vergogna.