Eni nel Mediterraneo orientale l’Eni

MEDITERRANEO ORIENTALE L’ENI NON LASCERÀ CIPRO

DI EMANUELA LOCCI

EMANUELA LOCCI

Continuano le tensioni nel Mediterraneo orientale. La politica energetica della Turchia, che si dimostrata alquanto aggressiva negli ultimi mesi non accenna a ridimensionarsi.

Inoltre i più recenti accadimenti, in particolare la vittoria dei giorni scorsi alle presidenziali di Cipro del Nord, di un fedelissimo del presidente turco, Ersin Tatar, e la presa di controllo da parte turca della guardia costiera libica, non fanno che rafforzare l’azione del governo di Ankara.

A questo quadro si aggiunge la tensione che ormai si è fatta altissima tra Turchia e Francia, quest’ultima al pari dell’Italia con l’Eni ha importanti interessi economici nell’area, con la sua Total. I due governi sono arrivati più di una volta ai ferri corti. In ultimo la questione della copertina pubblicata dal giornale satirico Charlie Hebdo, che ritrae il presidente turco e che ne ha scatenato le ire.

A parte queste, che sembrano questioni più frivole ma lo sono solo in apparenza, perché nascondono temi quali libertà religiosa e di espressione, su cui i due paesi hanno visioni diametralmente opposte, i francesi e i turchi si scontrano su un terreno molto impegnativo: la ricerca di idrocarburi e la possibilità di sfruttarli.

Anche la Total sta infatti effettuando delle esplorazioni nella stessa zona che è diventata oggetto della contesa tra Cipro del Sud e Cipro del Nord, ossia la Turchia. Contesa che dura da mesi e su cui non sembra che i protagonisti vogliano far scendere il sipario.

La situazione è sempre più instabile e incandescente, una situazione che vede anche la presenza di un altro attore internazionale, che negli anni si è guadagnato un ruolo di rilievo in questioni di geo politica internazionale: l’italiana Eni. Infatti, anche se sembra verosimile che in un futuro non troppo lontano le energie rinnovabili la faranno da padrone, oggi gli idrocarburi rappresentano un importante tassello nella geo politica, e come tali vengono di volta in volta utilizzati dai diversi governi.

Come ha più volte dichiarato l’ad di Eni, Claudio Descalzi, l’azienda, e quindi l’Italia, il cui ministero dell’economia detiene il 4,4% delle azioni, ha dei forti interessi nell’area del Mediterraneo orientale. In quella zona vi è la presenza di una grossa quantità di gas che può arrivare in Europa con un prezzo non troppo alto, quindi economicamente conveniente. L’Eni lavora da tempo al progetto dello sfruttamento dei giacimenti presenti, grazie ad un progetto globale, che prevede la presenza anche di altre imprese europee.

Intanto però i lavori di ricerca e perforazione sono fermi da tempo. La ragione sarebbe nondimeno da ricercarsi nelle problematiche legate alla pandemia da Covid 19 e non tanto alla politica aggressiva della Turchia. Secondo Luigi di Maio l’Eni è presente sul sito e lo rimarrà fino a quando ne avrà diritto in base a delle regolari concessioni.

Analizzando queste dichiarazioni parrebbe che l’Italia stia attuando una politica estera e energetica mediaticamente di basso profilo, al contrario della Francia che non sembra intenzionata ad abbassare i toni, ma che miri ad ottenere dei risultati visibili e positivi per gli interessi nazionali.

Vedremo in futuro quale dei due atteggiamenti porterà dei risultati tangibili.