MIO PADRE MI HA INSEGNATO …

DI MARCO PROIETTI MANCINI

Mio padre mi ha insegnato che la vera puntualità è fare in modo di essere in anticipo. Mi ha insegnato che l’educazione e il rispetto sono non fare aspettare chi ci aspetta, qualsiasi cosa aspetti di noi e da noi, il nostro arrivo, una risposta, qualcosa.
Mio padre mi ha insegnato a fare poche promesse, pochissime, perché una promessa si deve mantenere a qualsiasi costo. Mi ha insegnato a rispettare la parola, gli impegni, i debiti – che non vanno fatti, ma se sei obbligato a farli, devi ripagarli. Rinunciare a qualsiasi cosa, ma ripagarli.
Mio padre mi ha insegnato a onorare le scadenze, anche quelle fastidiose. Le bollette, il condominio, le tasse, perché se vuoi protestare, devi essere in regola. Se vuoi contestare, devi avere la coscienza a posto. Mio padre mi ha insegnato a non accettare ricompense non dovute, premi non meritati, qualsiasi cosa, soldi, riconoscimenti, perfino i complimenti, te li devi essere meritati. Il talento non è un merito, l’impegno, l’applicazione, l’umiltà valgono più del talento.
Mio padre mi ha insegnato a non criticare chi non conosco, a non giudicare senza sapere, a non condannare senza capire. Mi ha insegnato a studiare, a esercitarmi, a ricominciare da capo dopo ogni fallimento.
Mio padre mi ha insegnato a chiedere “per favore” e a rispondere “per cortesia”, che non esistono domande stupide ma esistono risposte ignoranti.

Non l’ho mai visto commettere una furbata, una scorrettezza, una slealtà. Si è fatto quasi 4 anni di guerra e due di prigionia, avrebbe potuto fare meno degli uni e degli altri, ma non sarebbe stato onesto, giusto, corretto.

Mio padre mi ha insegnato che esistono gli uomini onesti e quelli disonesti e che i secondi chiamano fessi i primi. Ma è meglio essere fessi, che merde. E della merda prima o poi la puzza viene sempre fuori. Ma non è per questo che un uomo onesto si comporta da onesto. È perché non può fare altro.
Ed è perché, anche, ha avuto un padre come il mio. Che non vuol dire che io sia onesto. Perché un’altra cosa che mio padre mi ha insegnato è che nessuno può essere giudice di se stesso. A parte quando si trova da solo insieme alla sua coscienza. Ma quelli sono momenti privati e ognuno se li vive da sé.

Alla fine della fiera io spero solo una cosa, da figlio, da uomo, da padre. Che i miei figli non si debbano mai vergognare di me. Perché questo mi ha insegnato mio padre, che un padre non è un vero padre se i suoi figli si vergognano di lui.