DI MARIO IMBIMBO
Dobbiamo assumerci tutti una responsabilità collettiva
Ieri davanti all’immenso dolore ed allo strazio per quella bara bianca che conteneva il giovane corpo di Martina martoriato da una indicibile ed incomprensibile violenza riecheggiavano umane e potentissime le parole del Vescovo di Napoli Mimmo Battaglia.
“Martina è morta per mano della violenza. Martina è morta per un’idea malata dell’amore.
[…] Un odio che uccide. È femminicidio. Chiamiamolo con il suo nome. Non è follia. Non è gelosia. Non è un raptus. È il frutto amaro di un’educazione che ha fallito. Di un linguaggio che normalizza la violenza. Di un silenzio colpevole! E allora, oggi, accanto al dolore, io sento il dovere di dire: Basta. Basta parole deboli. Basta giustificazioni. […]
Oggi, davanti a Martina, dobbiamo assumerci tutti una responsabilità collettiva. Oggi, davanti a lei, dobbiamo impegnarci affinché a tutti, piccoli e grandi, sia chiaro che l’amore non è possesso. L’amore non è controllo. L’amore non è dipendenza. L’amore vero rende liberi. L’amore vero non trattiene, non costringe, non punisce. Se amare ti fa male, non è amore.
Se per amore devi annullarti, non è amore. Se per amore arrivi a fare del male, non è amore ma solo violenza. E la violenza non è mai giustificabile. Mai”.
Femminicidio, maschilismo, patriarcato
E pensare che la Chiesa è capace di parlare così chiaramente di femminicidio e di gridare che l’amore non può annullarti ed invece tanta destra retrograda ancora non riesce nemmeno a nominare parole quali femminicidio, maschilismo, patriarcato.
Riposa in pace Martina ultima giovane vittima di questa mattanza!
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Mario Imbimbo