DA REDAZIONE
Dalla Redazione di REMOCONTRO –
La verità sull’esecuzione dei 15 paramedici palestinesi da parte dell’esercito israeliano. Ieri colpita una scuola-rifugio: almeno 18 morti, tra loro dei bambini. La ‘Humanitarian Foundation’, sospende gli aiuti. Veto Usa in Consiglio di Sicurezza su cessate il fuoco e ripresa dell’assistenza umanitaria. Carico di armi francesi a Israele bloccato dai portuali di Marsiglia.
Massacro continuo
“Tra martedì e mercoledì, in 24 ore, l’esercito israeliano ha ucciso almeno 95 palestinesi. Una notte di attacchi feroci, che ha trovato l’apice a Khan Younis nel bombardamento di una scuola rifugio agli sfollati: almeno 18 uccisi, tra cui dei bambini. E poi Jabaliya, Gaza City, la tendopoli di al-Mawasi.”
Esecuzione modello nazista
«Dell’esecuzione dei 15 paramedici palestinesi da parte dell’esercito israeliano si sa ormai molto: la sparizione, la strage, il tentativo dei militari israeliani di nascondere corpi e ambulanze sotto terra. Ieri il Guardian ha aggiunto un altro tassello: la Mezzaluna rossa palestinese ha condiviso il racconto di al-Nasasra, paramedico di 47 anni, uno dei due sopravvissuti al massacro e detenuto in un carcere israeliano per 37 giorni, tra torture e fame», rilancia il manifesto.
Racconto dell’orrore
«Al-Nasasra era alla guida di una delle due ambulanze quando sono caduti nell’imboscata israeliana. Una selva di spari, i primi uccisi. Gli altri sono stati finiti con colpi ravvicinati, lo raccontano i proiettili che hanno fracassato i crani e penetrato le schiene. Poi sono arrivati i soldati». «Al-Nasasra ha sentito che sparavano a chi era ancora vivo». Lui ha fatto l’unica cosa che sperava lo avrebbe salvato: ha gridato in ebraico ‘non sparate, sono israeliano’ (sua madre è una palestinese cittadina d’Israele). «Il soldato è andato in confusione», aggiunge la Mezzaluna. Lo hanno costretto a spogliarsi, lo hanno bendato e lo hanno portato via.
“È rimasto prigioniero fino al 29 aprile, «soggetto ad attacchi fisici, picchiato, affamato. È stato tenuto in una cella con musica altissima, gli israeliani la chiamano ‘la disco-room’. Ti fa impazzire».”
Impunità e “modello Guantanamo”
«L’impunità apre le porte ad altre atrocità», aveva commentato l’Unwra, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, che nel massacro di Tal el-Sultan ha perso un collega. Non mancano esempi: ieri Haaretz ha riportato della promozione a comandante di un ufficiale che lo scorso dicembre aveva ordinato ai soldati di aprire il fuoco contro due palestinesi che sventolavano bandiera bianca lungo il corridoio Netzarim.
La fame assassina
“E poi c’è la fame. Con i valichi chiusi agli aiuti dell’Onu e delle ong, resta solo la trappola mortale imbastita dalla fondazione statunitense-israeliana Ghf che ieri, dopo tre giorni di stragi di affamati, ha sospeso le operazioni per, dice, «rinnovamento e riorganizzazione», scrive Chiara Cruciati.”
Aiuti sospesi e veto Usa all’Onu
Sulla questione del blocco degli aiuti, attivo ormai dal 2 marzo scorso, si è riunito ieri il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Sul tavolo una bozza di risoluzione che chiede «il cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente», il rilascio degli ostaggi e la sospensione di tutte le limitazioni all’assistenza umanitaria. Atteso il veto Usa: Washington lo ha anticipato a Tel Aviv, fa sapere Axios.
Gaza Humanitarian Foundation
Un altro pilastro della traballante costruzione che è la Gaza Humanitarian Foundation (Ghf). Per volere di Israele, la famigerata fondazione statunitense gestisce da una settimana in regime di monopolio la distribuzione degli aiuti alimentari a Gaza. Il giorno prima dell’inizio ufficiale delle operazioni, il veterano dei Marines Jake Wood, direttore esecutivo ha rassegnato le dimissioni. Il piano non rispettava «i principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza». Da ieri sostituito dal reverendo Johnnie Moore, leader evangelico nominato ieri presidente esecutivo della Ghf.
Tra Usa e Israele solo fedelissimi
Arrivano fedelissimi dell’amministrazione statunitense e amici di Israele. Il presidente Usa ha scelto Moore due volte come commissario della Commissione Usa per la libertà religiosa internazionale. In un’intervista al Jerusalem Post, Moore ha rivendicato il ruolo fondamentale della comunità evangelica nella decisione di Trump di spostare l’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme. A febbraio aveva speso parole di apprezzamento per il progetto della «Riviera di Gaza» e l’acquisizione dell’enclave da parte degli Stati uniti.
Droni sorvolano la Flotilla
La Madleen, l’imbarcazione su cui un gruppo di militanti e giornalisti che sta trasportando «aiuti umanitari e attivisti per i diritti umani in aperta sfida all’embargo illegale e genocidario israeliano». Per la prima volta dalla nascita della Freedom Flotilla nel 2010, l’intero periplo della spedizione umanitaria è condiviso praticamente in diretta streaming, se non, addirittura, in diretta tv. Ma ben altre imbarcazioni e carichi navigano verso il porto Haifa, certamente bene accolte.
Marsiglia cargo di armi per Tel Aviv
Una nave cargo israeliana, «Contship Era», è attesa oggi al porto francese di Fos-sur-Mer, vicino a Marsiglia, per imbarcare «in segreto 14 tonnellate di pezzi di ricambio per fucili mitragliatori destinati all’esercito israeliano». Materiale bellico fabbricato dalla società francese Eurolinks a destinazione dell’azienda di armamenti Israel Military Industries, una filiale di Elbit Systems, «una delle principali industrie israeliane del settore delle armi che fornisce munizioni di piccolo e grosso calibro all’esercito israeliano». Dopo Marsiglia, la nave israeliana dovrebbe fare scalo a Genova e Salerno, prima di approdare a Haifa, nel nord d’Israele.
Armamenti francesi ma non soltanto
La spedizione di materiale militare sull’asse Marsiglia-Israele sarebbe la terza dall’inizio del 2025, denuncia ancora il manifesto. Decine di tonnellate di materiale per fucili mitragliatori, tra i quali una serie di pezzi di ricambio «compatibili con il Negev, utilizzato a Gaza dall’esercito israeliano durante il ‘massacro della farina’, scrive il giornale Disclose, «con l’uccisione di un centinaio di civili palestinesi durante una distribuzione di aiuti alimentari il 29 febbraio 2024». Ma i portuali francesi bloccano l’imbarco del carico. Chi sa cosa la stessa nave israeliana dovrebbe caricare a Genova e Salerno.
Vendita segreta di armi francesi a Israele
“A fine 2024, il giornale d’inchiesta Mediapart aveva pubblicato un rapporto del governo sulle vendite di armi francesi a Tel Aviv. Il rapporto – che era stato tenuto segreto – rivelava che nel 2023 la Francia aveva venduto armi a Israele per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro. Il governo aveva rifiutato di chiarire se tali consegne fossero avvenute prima o dopo l’inizio dell’offensiva su Gaza. Infine, sempre Disclose aveva pubblicato nel giugno 2024 una serie di documenti segreti, che dimostravano come il governo francese avesse «autorizzato la consegna a Israele di equipaggiamenti elettronici per droni» utilizzati nei bombardamenti a Gaza, materiale fabbricato dal gigante francese dell’armamento Thales.”
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Articolo della redazione di
5 Giugno 2025