LA BCE LITIGA SUI TASSI D’INTERESSE MENTRE L’EUROZONA E’ IN AGONIA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

La Banca centrale europea ha deciso di continuare ad alzare i tassi d’interesse, modello politico americano. Un altro 0,25% che li ha portati ‘ai massimi storici’, come titola con una certa preoccupazione il Financial Times. Numeri che si scontrano con la realtà, allarmante, di una stagnazione economica dell’Eurozona, ormai parente prossima di una recessione generalizzata.

Eurozona, “crescita” a scendere

Le stime sul prossimo futuro economico riviste nuovamente al ribasso: il Pil del Vecchio continente non dovrebbe andare, in media, oltre lo 0,7%, smentendo previsioni più ottimistiche (+0,9%). Parliamo comunque e sempre di frazioni di decimali. Di fatto, anche questa volta la BCE continuato a seguire meandri teorici dei rigoristi di bilancio –alla tedesca per intenderci-, ma ritenuti da molti assolutamente scollati dalla realtà. Caccia all’inflazione e costo di ulteriore decrescita, verso la recessione.

BCE all’americana, litigando

Chi si aspettava una pausa di riflessione, nel galoppo dei tassi d’interesse, pensando che si desse un po’ d’ossigeno (liquido) all’economia dell’Eurozona, è rimasto deluso. Intanto, e lo ha ammesso la stessa Presidente, Christine Lagarde, il ‘board’ dei governatori si è spaccato sulla decisione da prendere. La dialettica fa sempre bene, in un’assise di macroeconomisti, ma la frattura assoluta tra due tesi contrapposte è un brutto segnale. Esprime la irrimediabile divaricazione, anche strategica, sulla rotta da seguire.

Le ragioni e i torti

La percezione della politica monetaria della BCE, può anche essere diversa a seconda del mercato di riferimento. In America, hanno forse una visione più chiara e meno emotiva di quella espressa dagli europei? Il Wall Street Journal manifesta una sua impressione. La Banca centrale europea sembra avere scelto la strategia di tenere i tassi elevati per un periodo di tempo più lungo, magari senza ritoccarli. Potrebbe essere la loro durata l’arma necessaria per sconfiggere l’inflazione. Ma questo non significa che il mercato non possa escludere nuovi interventi. L’economia vive di ‘aspettative’ e nessuno vuole legarsi le mani in anticipo, negandosi mosse che potrebbero essere necessarie in futuro.

Lagarde a spinta, dove va?

«Lagarde ha rifiutato di escludere ulteriori aumenti dei tassi d’interesse – scrive il WSJ – affermando che la BCE non si aspetta di raggiungere il suo obiettivo di inflazione per un po’ di tempo e prenderà le sue future decisioni politiche sulla base di dati nuovi. Non stiamo dicendo che ora siamo al picco dei tassi di interesse – ha sostenuto – non possiamo dirlo adesso». Per ora, aggiungiamo noi, ha vinto la ‘sindrome di Weimar’, l’ossessione per l’inflazione frutto di un trauma storico, che affligge tutti i tedeschi. Dal contadino al professore d’università. Figuriamoci i banchieri, a cominciare dai vertici della Bundesbank, che hanno preteso e accettato che la BCE si facesse, ma solo come ‘fotocopia’ della gloriosa, ma un tantino bacchettona Banca centrale tedesca.

L’economia tedesca giù e la Bundesbank comanda?

La BCE, spesso e volentieri, prima di fare economia fa politica, e opera delle scelte che non sono proprio in ‘spirito comunitario’. Di fatto, avvantaggiano alcuni e ne svantaggiano altri. In verità, la leva monetaria è solo una delle armi che un sistema può utilizzare per rimettere in moto l’economia. Ma se la crisi è ‘multiorgano’, cioè coinvolge diversi aspetti del ciclo produttivo e distributivo, allora occorre aprire il grandangolo non solo ottico ma anche di testa. L’incipiente recessione europea potrebbe essere aggravata da molti nodi che vengono al pettine.

Effetto “collo di bottiglia”

I massicci ‘deficit-spending’ stimolati dalla pandemia hanno creato voragini, e reddito che non trova beni e servizi. L’effetto ‘collo di bottiglia’ si è scatenato, con l’inflazione, quando la ripresa della domanda ha spinto al rialzo energia, materie prime e semilavorati. La ‘tempesta perfetta’ si è consumata con la sovrapposizione dell’invasione russa dell’Ucraina, delle sanzioni e del ‘disaccoppiamento’ a pretesa Usa con la Cina. Ma mentre gli Stati Uniti, che hanno un sistema-paese più omogeneo, sono stati capaci di crescere il doppio e anche il triplo dell’Europa, di alzare i tassi di almeno un punto e mezzo in più, ma di abbassare l’inflazione più velocemente.

Eurozona mosaico di diversità

Nell’Eurozona la politica balbettante della Commissione e quella lenta e ambigua della BCE ci hanno portato in piena stagflazione. Secondo il Wall Street Journal, l’attuale fase di caos dei mercati internazionali, a tutti i livelli, rende assolutamente arduo fare previsioni. Quindi, chi fissa scadenze sui tassi, sulla crescita o, peggio ancora, sull’inflazione, semplicemente bara. O, a voler essere più garbati, vende fumo.

“Con gli attuali chiari di luna, Madame Lagarde e i suoi colleghi della Bundesbank, che alla BCE siedono a capotavola, l’obiettivo dell’inflazione al 2%, forse lo vedranno solo sui libri. Sempreché, nel frattempo, le turbolenze dei mercati e i capricci della geopolitica non creino le condizioni per un altro crac finanziario epocale”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

15 Settembre 2023