DI MARIO PIAZZA
Cinque referendum sulla precarietà
Sulle ragioni per votare SI’ a tutti e cinque i referendum ho già detto quello che avevo da dire (nel primo commento ho copiato tutti i link).
Oggi vorrei soffermarmi sulle ragioni per andare a votare, perché credo siano tanti quelli che per pura pigrizia fisica e mentale concluderanno i loro ragionamenti con un tristissimo “Sì, ma a me che mi cambia?”
A loro, per esempio ai milioni di pensionati, di statali e di partite IVA, vorrei saper spiegare che anche per loro cambia moltissimo.
Il denominatore comune che unisce tutti e cinque i quesiti è la lotta alla Precarietà, lo strumento che prima i Liberisti e poi questa ultradestra senza vergogna hanno scelto per rendere i ricchi sempre più ricchi e potenti e i poveri sempre più poveri e indifesi.
La precarietà
come stile di vita e di governo non risparmia nessuno che non disponga di ingenti somme di denaro, nell’ordine dei milioni di Euro, per garantire a sé e ai propri cari un futuro accettabile anche senza quel carburante che ci ha garantito mezzo secolo di progresso sociale ed economico: La possibilità di fare progetti.
La progettualità
nella vita è la cosa che più conta, quando studiamo, quando lavoriamo, quando ci innamoriamo e persino quando curiamo i nostri acciacchi. Fare progetti è ciò che ci distingue dagli animali ed è un’attività che non può prescindere dal nostro prossimo, o è condivisa con chi ci circonda oppure rimarrà per sempre al suo stadio primitivo, un piacevole sogno da accarezzare quando siamo da soli.
Un proverbio Yiddish dice che fare progetti è il modo con cui noi umani facciamo sorridere gli Dei, ma questi che sghignazzano alle nostre spalle mentre ci arrabattiamo per sopravvivere non sono dei. Sono farabutti che si ingrassano con le nostre difficoltà e che cercheranno di cacciarci sempre più in basso per salire loro sempre più in alto.
Vi basta come ragione per andare a votare?
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Mario Piazza