Sull’antisemitismo

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Sull’antisemitismo

Il duplice omicidio avvenuto a Washington, dove un “lupo solitario“, ha ucciso due membri dello staff dell’ambasciata israeliana, all’esterno del Capital Jewish Museum, ha riacceso il dibattito sull’antisemitismo e l’antisionismo.
Diciamolo subito: l’accusa di antisemitismo rivolta contro chi sostiene la causa palestinese è davvero insopportabile. La Shoah è stata una tragedia immane, impressa nel cuore di tutti gli antifascisti. Quindi basta con le falsificazioni.
L’unica verità certa è che ad oltraggiare in modo osceno quella Memoria è solo e soltanto il governo terrorista di Israele, con il Genocidio di Gaza. Punto.

Noi non siamo antisemiti

E guai a chi ci sbatte addosso un simile marchio, un’accusa tanto infame quanto falsa. La nostra lotta non è contro una fede, ma contro un’ideologia criminale.
L’antisemitismo non c’entra nulla. Basta con questa cantilena tossica.

E’ una trappola linguistica

Costruita ad arte per impedire ogni voce contraria, ogni solidarietà verso chi resiste. I palestinesi peraltro sono semiti, così come lo sono gli ebrei. Il termine “semita” non indica una religione, ma un insieme di popoli che parlano lingue semitiche, come l’arabo, l’ebraico, l’aramaico. Solo che per l’Occidente i palestinesi sono i semiti sbagliati.
Sono quelli che non meritano protezione, memoria, diritti.
Sono quelli che si possono bombardare, cancellare, affamare, in diretta mondiale, senza che nessuno alzi un dito.
Sono loro oggi i perseguitati.

Siamo antisionisti

Non siamo antisemiti, siamo antisionisti, e lo siamo perché rifiutiamo ogni forma di colonialismo, ogni pretesa di superiorità, di supremazia.
Essere antisionisti non è negare un’identità, ma opporsi a un potere che, in nome di quella stessa identità, consuma crimini contro un altro popolo.
Essere antisionisti significa distinguere tra un’eredità culturale e religiosa e un progetto politico che, in nome di quella stessa identità, ha tracciato confini con il sangue.
Non è l’essenza di un fede religiosa che si contesta, ma l’uso strumentale di una memoria per giustificare l’ingiustificabile.
È una presa di posizione morale che rifiuta l’idea che il diritto all’autodeterminazione possa valere solo per alcuni.
Essere antisionisti è opporsi a un potere che trasforma il concetto di identità in una giustificazione eterna per dominare, occupare, annientare.
“Mai più” non è un principio relativo, ma una promessa assoluta.
La memoria non è un privilegio di pochi, ma un diritto universale.
.
Alfredo Facchini