DI PIERO ORTECA
Le trattative per trovare uno spiraglio di pace, alla guerra tra Russia e Ucraina, ormai obbediscono a logiche assai complesse, quasi contraddittorie. Tutti, a chiacchiere, vogliono arrivare a un accordo. Ma, nei fatti, ognuno gioca quasi a ‘sparigliare’.
Fallimento prevedibile
Il fallimento del primo approccio del vertice convocato a Istanbul era prevedibile. Ieri mancava Putin e si è bloccato tutto, con un gioco di ripicche e veti incrociati. Stamattina, invece, si dovrebbe riprendere, probabilmente per salvare la faccia, con due delegazioni di basso profilo. Perché, bisogna dare l’impressione al mondo che ci si sforzi veramente, di trovare la pace. In molti, però, cominciano a dubitarne, dato che ci sono troppi interessi diversi in ballo. Un sospetto che tocca tutti, nessuno escluso. In questa occasione, la tavola è stata apparecchiata dall’Europa, anzi dai redivivi leader di un organismo politico (con in più gli inglesi) che finora si era fatto notare solo per la sua subalternità, quasi assoluta, agli Stati Uniti e alla Nato. Ma che ora, di fronte al nuovo inquilino della Casa Bianca e alle sue aperture diplomatiche alla Russia, si è messo in proprio.
L’Europa scopre la pace
L’Europa vuole togliere dalle mani di Trump il pallino della pace, diventato ormai per Donald una sorta di trofeo, da esibire come arma per guadagnare consensi al vangelo ‘Maga’. Da qui il quasi ultimatum dei ‘volenterosi’, con la triade Macron, Starmer e Merz a comandare e il polacco Tusk a fare da ruota di scorta. Quest’ultimo ha un interesse immediato, perché è in campagna elettorale per la Presidenza del suo Paese. Gli altri campano sugli allori del tempo che fu, quando dettavano i ritmi della politica (e del colonialismo predatorio) mondiale. Adesso, devono stare attenti a quello che dicono e a come si muovono, perché, al di là delle apparenze, hanno alle spalle sistemi sociali pieni di guai. I sondaggi attuali danno, a tutti i governi di questi Paesi, un clamoroso crollo di popolarità. E la guerra in Ucraina, con le sue sanzioni e i suoi effetti collaterali, c’entra abbastanza.
Ieri solo caos
Dunque, ieri è stata una giornata all’insegna del caos. Putin (ovviamente) non si è fatto vedere e ha spedito a Istanbul una delegazione di ‘grado inferiore’, guidata da un ‘duro e puro’, il consigliere speciale Vladimir Medinsky. Mentre Zelensky atterrava ad Ankara, per incontrare Erdogan, e il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio, si trovava ad Antalya in missione, Trump ha fatto sapere (altrettanto ovviamente) che non sarebbe venuto. In realtà, parlando con i giornalisti a Doha, in Qatar, ha di fatto reso la pariglia ai ‘volenterosi’ europei, minimizzando l’assenza di Putin e quasi giustificandola. In sostanza, ha detto che, senza Trump, gli altri potevano scordarsi che ci sarebbe stato anche Putin. Capito Monsieur Macron? Le reazioni non si sono fatte attendere. Zelensky ha insultato la delegazione russa, dicendo che è composta da “oggetti di scena”. Il Cremlino ha replicato, definendolo “un clown”. In tutto questo bailamme, si inserisce la riunione della Nato che, quasi a “orologeria”, si svolge a Istanbul nello stesso arco di tempo.
UE dell’Europa baltica
Un vertice fondamentale, anche per fare chiarezza sulle strategie di difesa del Vecchio continente che, secondo alcuni specialisti, rischiano di sovrapporsi con quelle atlantiche. Certo, ciò che lascia perplessi non è solo il tono, ma anche la logica di alcune argomentazioni a favore di un riarmo europeo massiccio e, soprattutto, accelerato. Putin ci vuole invadere? O l’allarme è solo un alibi per dirottare verso il complesso militare-industriale somme mostruose, che andrebbero meglio impiegate in servizi sociali? A questo proposito, ecco come il commissario UE alla Difesa, il lituano Andrius Kubilius, ha risposto ieri, in un’intervista al Corriere della Sera: «Perché Readiness 2030 (il programma di difesa europeo, n.d.r.) mette a disposizione prestiti sicuri, che permettono agli Stati di investire nella loro industria della difesa. Significa anche creare nuovi e interessanti posti di lavoro. L’Italia ha una delle industrie della difesa più forti d’Europa e l’economia italiana può beneficiarne molto. Secondo il rapporto Draghi, l’industria della difesa è uno dei fattori più importanti per rafforzare la competitività economica europea. Certo, ha un costo ma non investire in difesa può costare ancora di più in caso di aggressione».
Ciclone Trump e Covid
Questa premessa sembra chiarissima, per introdurre ciò che stiamo per dire. Cos’è cambiato, dunque, nella crisi ucraina? L’inquilino della Casa Bianca. Trump ha semplicemente sconvolto, nel bene e nel male, calcoli e strategie che ora alterano il cuore di sistemi politici ed economici che erano già dentro una crisi devastante, per colpa della pandemia. Perché se è vero che l’invasore è Putin, con tutto quello che ne consegue, è anche vero che le strategie che l’Occidente ha adottato per contrastarlo, sono state, tutte, una più sbagliata dell’altra. A cominciare dalle sanzioni economiche, studiate da tecnici ignoranti di storia, che hanno finito per colpire di rimbalzo e in maniera ramificata, i nostri stessi sistemi produttivi, già in equilibrio precario. Lo dicono i fatti, senza appello. E lo confermano gli elettori, in tutto il Vecchio continente e non solo. Dove l’ondata populista, che sta sommergendo tra l’indifferenza generale grandi Paesi di antica tradizione democratica, viene fatta passare solo per protesta xenofoba.
Narrativa sconclusionata
Per anni è stata veicolata una narrativa sconclusionata, che parlava di battere la Russia, cioè una potenza nucleare, sul campo. Evidentemente, nessuno si è accorto che dietro questa crociata per la difesa di legittime ragioni, sancite dal diritto internazionale, avrebbe potuto celarsi anche dall’altro.
“Una ‘realpolitik’, che mascherava più ampi interessi geopolitici, come quello di coinvolgere l’Europa in un confronto che ‘liberasse’ forze e risorse americane, da utilizzare nell’Indo-Pacifico, contro la Cina. Oggi, nei fatti, Trump sta ottenendo tutto questo. Lui passa per ‘pacificatore’, mentre l’Europa che si riarma fino ai denti, diventa ‘guerrafondaia’. Svenandosi per costruire un’altra ‘cortina di ferro’, che la dovrebbe proteggere dalle orde dei ‘nuovi tartari’.”
Altro che intelligenza artificiale! Sembra di essere ripiombati in pieno Medioevo.
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Articolo di Piero Orteca dalla redazione di
16 Maggio 2025