DI ENZO PALIOTTI
Era nell’aria
Trump ordina, anche senza sentire il Congresso, e gli aerei partono alla volta dell’Iran per bombardare tre siti nucleari usando termini trionfalistici: “Grazie ai nostri grandi guerrieri. Armi magnifiche nei cieli iraniani, la montagna nucleare è andata”. Aggiungeva poi: “Adesso Israele è al sicuro” e Netanyahu lo ringraziava pubblicamente. Il tutto condito con un’altra minaccia: “Ora la pace o ci sarà una tragedia”
Promesse elettorali
Per quanto ci sia stato chi credeva nelle “promesse” di Trump, tra i quali la nostra premier, nessuna delle guerre è stata fermata, anzi si è aperta una strada molto pericolosa, un precedente che ci dice che la forza ormai prevarrà sulla ragione. Basterà cercarsi un nemico, anche “presunto”, per giustificare un’azione violenta contro il malcapitato di turno appellandosi poi al diritto di difendere la sicurezza nazionale contro minacce anche campate in aria.
Un ritorno quindi all’esportazione di democrazia, tanto cara agli Usa
Che però ha sempre portato alla distruzione del “fruitore”, dando spazio a governi da loro “graditi” che hanno fatto peggio del peggio, vedi Vietnam, Cile, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia ed ora Iran, per citare i più noti.
I segnali del “metodo” Trump c’erano tutti
lo abbiamo visto all’indomani della nomina alla Casa Bianca, con la violenza con la quale ha preso di petto la questione degli immigrati. Come ha affrontato il capitolo Ucraina quando ha rinfacciato a Zelensky, in diretta TV con mezzo mondo, il contributo in armi e soldi erogati all’Ucraina e come fosse giunto il momento di ripagare il tutto. Dopodiché, non avendo ottenuto il risultato desiderato (le terre rare) si è defilato lasciando la “patata bollente” nelle mani dell’Europa, altra strategia per spaccare l’Unione Europea, definita un “covo di parassiti” dal suo vice Vance e da Hegseth segretario alla difesa, e il risultato è stato quello desiderato: l’Europa non si è mai divisa come in questi ultimi tempi. E, ciliegina sulla torta, il pieno appoggio a Netanyahu per il genocidio in atto a Gaza.
Quello che ci aspetta è ignoto a tutti
Non sappiamo infatti quali saranno le reazioni dei paesi coinvolti, non sappiamo cosa faranno i vari alleati dei paesi coinvolti. Principalmente, ed è la paura maggiore, non sappiamo cosa ha in mente il presidente americano dal quale, dopo questa prova, ci possiamo aspettare di tutto e di peggio.
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Enzo Paliotti