DI MARIO PIAZZA
Ora lo sappiamo tutti
Immagino che in quella primavera del 1948 la proclamazione di Israele sembrasse ai nostri padri e nonni un obbligo morale, un indennizzo minimo al mondo ebraico dopo l’orrore dell’Olocausto.
E non solo, la memoria della dissoluzione dell’Impero Ottomano era ancora fresca e fresca era la soddisfazione per il salvataggio delle province europee cadute nelle sue mani. Piantare il seme della cultura occidentale in quello che fu il suo centro geografico poteva sembrare un’ottima idea e che andassero a farsi fottere i Palestinesi e i paesi limitrofi.
A chi viveva da quelle parti, Palestinesi, Egiziani, Siriani e Libanesi, bastarono pochissimi giorni per constatare che si trattava del seme di una pianta carnivora e che quella pianta non avrebbe mai smesso di serpeggiare grazie alle cure amorevoli dei giardinieri americani.
Per quasi ottant’anni abbiamo fatto finta di non vedere
terrorizzati dall’anatema “antisemita” che puntualmente cade sulla testa di chiunque provi a fare qualcosa, dal più tiepido dei Propal fino a Macron e a Guterres. La paura di quell’ipocrita anatema sta finalmente scomparendo sostituita da una paura più grande, perchè la fame insaziabile della pianta carnivora ora sta trascinando nel baratro anche noi nonostante i duemila chilometri che da essa ci separano.
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Mario Piazza