DA REDAZIONE
Rem da REMOCONTRO –
Eu, Staff for Peace «Le nostre istanze vengono ignorate ma andiamo avanti: possiamo avere un impatto sui leader». A Bruxelles, informa Andrea Valdambrini, c’è un pezzo di società civile europea che si mobilita per Gaza. Sono i funzionari delle istituzioni che cercano di dare la sveglia ai vertici politici prigionieri dell’ipocrisia e della convenienza politica di mercato.
Vergogna Ue e azioni subito
«‘Staff for Peace’ chiede azioni immediate che l’Europa ha finora mancato di prendere o ha iniziato a considerare con colpevole ritardo». Cose semplici e quasi scontate per un elementare senso di giustizia di fronte agli orrori di Gaza: «Fine dell’accordo di associazione tra Ue e Israele, imposizione di sanzioni, stop al commercio di armi con Tel Aviv, un mercato della morte di cui i paesi europei sono protagonisti, figurando sia tra i principali fornitori che tra gli acquirenti di materiale bellico da Israele».
“Già più di 1.500 funzionari delle istituzioni di Bruxelles hanno firmato un «memorandum» legale di 18 pagine per richiamare l’Ue ai suoi obblighi, inviato ai leader europei prime fra tutti la presidente della Commissione von der Leyen e l’Alta rappresentante per la politica estera Ue Kallas.”
Attivismo sgradito dai vertici politici
‘Eu Staff for Peace’ nasce come gruppo spontaneo di funzionari dalle diverse istituzioni europee: Commissione, Parlamento, Consiglio e le diverse agenzie. Ogni giovedì -spiegano i protagonisti al manifesto-, si riuniscono fuori dalla sede principale della Commissione, palazzo Belraymont a Bruxelles. Un’azione forte e una critica esplicita al vertice politico. «Assistiamo alla mancanza di un’azione decisiva per sostenere lo stato di diritto e le norme internazionali a Gaza. La situazione ci sembra incompatibile non solo con i trattati Ue ma con i valori su cui l’Unione è fondata, che è necessario promuovere e ai quali abbiamo il dovere di restare fedeli».
Parole nette e critica dura
«Chiediamo di agire per la pace in Medio Oriente e il rispetto della legge internazionale e del diritto umanitario. Soprattutto, proviamo a coinvolgere i leader europei nel dialogo». Ma quel è l’obiettivo per una scelta tanto dirompente? «L’Ue si fonda su stato di diritto, promozione della pace e valori umanitari. Come è possibile che Bruxelles e gli stati europei si accorgano della violazione in atto a Gaza solo oggi? La politica è più lenta della società civile, i politici sono esposti a pressioni da parte di forze differenti. Ecco perché noi ci mobilitiamo direttamente per spingere la leadership Ue a fare le cose giuste, legalmente e moralmente, al di là della pressione che viene esercitata sui decisori. Ci consideriamo un promemoria: lo stato di diritto dovrebbe venire prima degli interessi, delle alleanze e delle strategie geopolitiche».
Armi a Israele, la politica che si oppone
«Vorremmo capirlo anche noi, ed è quello che facciamo chiedendo un dialogo con i vertici delle istituzioni europee. L’interlocuzione finora non è riuscita, le nostre istanze scritte nero su bianco sono state nel migliore dei casi ignorate, anche se noi continueremo a impegnarci per stabilire un contatto. Certo, in assenza di una risposta ufficiale, come cittadini europei potremo solo ipotizzare le ragioni per cui non si blocca il commercio di armi tra paesi europei e Israele».
Interessi economici sopra tutto e tutti?
“È quello che sembra? In assenza di risposte plausibili dobbiamo credere ai dati forniti dalle ong internazionali. Stiamo portando avanti un dialogo pacifico e costante con i nostri colleghi della funzione pubblica europea e il sostegno cresce. Sensibilizzando i nostri colleghi e unendo le nostre voci a quelle della società civile possiamo avere un impatto sulle scelte e le azioni dei leader.”
.
Articolo a firma REM dalla redazione di
9 Giugno 2025