DA REDAZIONE
REM dalla redazione di REMOCONTRO –
Vecchio presidente, nuovo governo Barnier di incerta maggioranza a destra, ma da oggi saranno le molte piazze francesi, molte, diverse, ma tutte molto arrabbiate, che la forzatura di Mascron di non dare l’incarico per almeno provare a costituire un governo al partito più votato dai francesi, resterà prevaricazione imperdonabile.
Primi i movimenti studenteschi
150 manifestazioni in tutto il Paese per protestare contro il “colpo di mano” dell’Eliseo sulla scelta del premier. I movimenti studenteschi più agili e più spontanei i primi, ma solo l’inizio di chissà cos’altro con qualche preoccupazione che l’Eliseo avrebbe fatto meglio a porsi prima. organizzato circa
“Elezione rubata”, e ladro Macron segnato per la storia
«L’elezione è stata rubata al popolo francese». Per il leader di “La France Insoumise” , La Francia insubordinata di Jean-Luc Mélenchon, come promesso dal nome, lascia chi i molti e diversi mal di pancia politici maturino dei loro tempi, dopo la nomina come premier di una figura di centrodestra come il neogollista Michel Barnier. Un’analisi senza appello che ha subito spinto l’ex candidato all’Eliseo della sinistra radicale a lanciare appelli alla mobilitazione generale, come se Parigi dovesse prepararsi a breve a nuove barricate. Molto più arrabbiate di quelle studentesche da oggi a domani domineranno 150 piazza francesi,
Barnier “doppia negazione”
Non solo a destra con la probabile complicità di Le Pen, ma riesumato un vecchio gollista che la politica la declina abbondantemente al passato. Per arrivare dove, e a cosa? Iniziativa di organizzazioni giovanili come l’Unione studentesca e l’Unione delle scuole superiori, partiranno numerosi cortei che hanno già avuto l’appoggio della ‘gauche’. «La nomina di Michel Barnier é una doppia negazione del risultato elettorale. Sabato 7 settembre mobilitiamoci per la democrazia e per la nostra dignità», ha dichiarato su X il coordinatore degli Insoumis, Manuel Bompard.
I numeri che Macron ha sbeffeggiato
«Mentre il Nuovo Fronte Popolare è arrivato primo alle elezioni, il partito di Michel Barnier ha ottenuto il 6,5% alle legislative e conta 40 deputati all’Assemblea Nazionale. Questa negazione della democrazia è insopportabile. Noi censureremo questo governo», ha aggiunto Bompard. Gli ecologisti, il Partito comunista, il Nuovo Fronte Popolare e Generations, hanno aderito ufficialmente all’appello a manifestare, così come alcuni sindacati e una trentina di associazioni come Pianificazione familiare, Attac e Tutti noi. Il Partito socialista non ha annunciato ufficialmente la sua partecipazione al corteo, ma “alcune sezioni locali del partito” si uniranno al movimento “in diverse citta’ della Francia”, ha precisato la portavoce dell’Unione studentesca, Ele’onore Schmitt. I cortei si svolgeranno, tra le altre città, a Parigi, Strasburgo, Lione, Nantes e Bordeaux. Nella capitale i manifestanti partiranno, simbolo non da poco, da la Bastiglia
Macron bersaglio, questa volta a forte rischio
Nel mirino, naturalmente, il presidente Macron. A dare man forte a Mélenchon sono pure le altre componenti del Nuovo fronte popolare (Nfp), la coalizione della sinistra che ha vinto di misura le ultime Legislative in termini di seggi, grazie al sistema maggioritario a doppio turno, pur raccogliendo molti meno voti dell’ultradestra lepenista, oggi terza (dietro pure ai macroniani) per numero di scranni nell’emiciclo, pur avendo nuovamente “sfondato” quanto a suffragi popolari. Per Olivier Faure, capo dei socialisti che hanno rifiutato la nomina di un moderato di sinistra come l’ex premier Bernard Cazeneuve, siamo a «una negazione democratica all’apogeo». Mentre il leader dei comunisti, Fabien Roussel, l’Eliseo ha fatto «il gesto dell’ombrello ai francesi che aspirano al cambiamento».
Clima più che pesante e preoccupazioni diffuse
Il clima è più che pesante, dato che pure tanti altri rimproverano a Macron di aver «tradito» l’elettorato andato a votare in massa ai ballottaggi ed erigendo il “muro rosso” per sbarrare la strada all’ascesa dei lepenisti. In effetti, la scelta di Barnier come premier è stata calibrata dall’Eliseo in modo da ottenere una sorta di tacito via libera dall’ultradestra, che non intende bocciare subito il neopremier, anche perché Barnier, da ex candidato all’investitura presidenziale nella famiglia neogollista, aveva esibito posizioni sul nodo migratorio non così lontane da quelle lepenista. Con la sinistra e i sindacati in ebollizione, il clima politico e sociale potrebbe surriscaldarsi come mai prima, dimostrando quotidianamente quanto ristretto sia il crinale su cui l’esecutivo Barnier sarà costretto ad avanzare.
L’errore di Macron
“Secondo il noto politologo Pascal Perrineau, la scommessa presidenziale è di quelle a ‘più incognite’ e a rischi moltiplicati: «Con Michel Barnier, bersaglio con certo del voto contrario anche della destra. Furberie da mercato con l’Eliseo che forse pensa ad una cosiddetta soluzione tecnica’».Ma intanto, c’è da gestire un Paese che, fra squilli di rivolta della sinistra e rischi di un’imminente crisi del debito pubblico, assomiglia ogni ora un po’ più a una pentola a pressione.”
Articolo a firma Rem, dalla redazione di
7 Settembre 2024