DA REDAZIONE
Marco Cesario da ARTICOLO VENTUNO –
Un attacco aereo israeliano ha colpito giovedì il cortile dell’ospedale battista Al-Maamadani, nella parte orientale di Gaza City, provocando la morte di tre giornalisti palestinesi e il ferimento grave di altri quattro. La notizia, confermata da fonti locali e rilanciata dalla giornalista gazawi in esilio al Cairo Youmna El Sayed, ha suscitato indignazione tra le organizzazioni per la libertà di stampa e i diritti umani. Secondo quanto riportato dal Sindacato dei giornalisti palestinesi, l’attacco ha preso di mira una postazione dei media allestita nel cortile dell’ospedale, che fungeva da punto di raccolta per le troupe giornalistiche impegnate nella copertura del conflitto. Per il sindacato si tratta di un “crimine di guerra” e di un “attacco diretto alla libertà di stampa”.
Le vittime confermate sono:
• Ismail Badah, fotografo per Palestine Today Channel
• Samir Al-Rifai, giornalista per l’agenzia Shams News
Tra i feriti gravi figurano:
• Ahmed Qalja, fotografo per Arab TV
• Imad Daloul, corrispondente satellitare per Palestine Today
• Imam Badr
“Una politica deliberata per silenziare la voce palestinese”
Con questo attacco, il numero totale di giornalisti palestinesi uccisi dall’inizio dell’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza sale a 225, una cifra definita “senza precedenti” dal sindacato di categoria, che accusa Tel Aviv di perseguire una strategia “deliberata e sistematica per mettere a tacere la voce palestinese e nascondere la verità”.
In una nota ufficiale, il sindacato ha chiesto alla Corte penale internazionale di aprire “un’indagine internazionale indipendente” per accertare le responsabilità e punire i crimini commessi contro i giornalisti. “Colpire i media all’interno di una struttura ospedaliera costituisce una gravissima violazione del diritto internazionale umanitario e delle Convenzioni di Ginevra”, si legge nella dichiarazione. Le responsabilità, secondo il sindacato, ricadono anche sul Consiglio di Sicurezza dell’ONU, sulle Nazioni Unite e sulle organizzazioni internazionali per i diritti umani e la libertà di stampa, accusate di un “silenzio complice” e di una “inazione sconcertante” di fronte alla sistematica eliminazione di voci critiche nella Striscia.
Il sindacato ha inoltre lanciato un appello ai sindacati internazionali dei giornalisti e alle organizzazioni mediatiche mondiali affinché assumano posizioni ferme e misure concrete, a livello giuridico e diplomatico, per chiedere giustizia per le vittime e porre fine agli attacchi contro la stampa. Il comunicato si conclude con un forte messaggio di resistenza: “I ripetuti massacri israeliani contro i giornalisti non fermeranno la loro missione. I professionisti dei media palestinesi continueranno a trasmettere la verità, nonostante la repressione. I martiri della stampa non sono semplici statistiche, ma simboli viventi di una coscienza collettiva che non potrà mai essere messa a tacere.”
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Articolo di Marco Cesario dalla redazione di
6 Giugno 2025