Il richiamo della foresta

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

“Possiamo togliere un nero dalla savana ma non possiamo togliere la savana da un nero”.
Una frase che i bianchi dell’Apartheid sudafricana mormoravano ogni volta che un inserviente nero sbagliava qualcosa.
Un modo per esprimere il loro disprezzo, non importa quanto nobile sia la cultura Bantu in mille suoi aspetti e quanto indispensabili fossero i neri per mandare avanti quel mondo marcio che vedeva i bianchi vivere come principi alle loro spalle.
Potrei parafrasare quell’espressione maligna parlando di Giorgia Meloni e sostituendo la parola fascismo a savana, e lo potrei fare senza alcuna remora perchè non c’è assolutamente nulla di nobile nel fascismo e, lo possiamo dire serenamente dopo oltre due anni di malgoverno, Meloni e la sua cricca al nostro paese non servono assolutamente a un ca**o.
A differenza di molti opinionisti che ieri sera hanno catalogato l’attacco sgangherato al Manifesto di Ventotene come una furbata meloniana per dissimulare i contrasti con Salvini e coprire i balbettamenti che oggi esibirà al Consiglio Europeo, io credo molto più semplicemente che lo stress e l’ignoranza abbiano fatto cadere l’ultima maschera.
E’ come se un domestico nero si fosse tolto la livrea e i guanti bianchi per servire la cena seminudo, con tanto di scudo, lancia e pelle di leopardo.
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Mario Piazza