DI MARIO PIAZZA
Non la decenza formale, quella che ci impone di lanciare messaggi rassicuranti a chi ci sta intorno obbedendo a regole comuni di comportamento come indossare una cravatta nelle occasioni importanti o rispettare il galateo quando si mangia. Di quella non mi importa un accidente, ognuno decida per sé e chi ne è infastidito si giri dall’altra parte.
La decenza che mi sta a cuore è quella del pensiero qualunque esso sia, quella che non serve a rassicurare nessuno ma a definire se chi la trasgredisce è degno di appartenere al consorzio umano oppure dovrebbe esserne scacciato.
E’ bizzarro come da un paio d’anni si possa osservare una specie di ossessione per una malsana idea di decenza formale, penso alla persecuzione dei rave, dei centri sociali, dei senzatetto, dei gay pride, dei consultori e di ogni altra espressione di socialità alternativa mentre è caduta ogni forma di autocontrollo sulla decenza del pensiero.
E’ indecente che un sottosegretario alla giustizia possa esprimere il suo godimento davanti alla sofferenza dei carcerati.
E’ indecente che la presidente del consiglio consideri un semplice deterrente la morte per annegamento.
E’ indecente che il ministro dei trasporti spedisca in galera chi ha violato la legge giorni prima sul divano di casa sua.
E’ indecente che il ministro della giustizia si spertichi quotidianamente per dimostrarci quanto i suoi collaboratori siano una banda di incapaci.
E’ indecente che il presidente del senato ordini alla sua scorta che ha il solo compito di proteggerne l’incolumità fisica di cacciare via un giornalista non appecorato.
Potrei continuare per molto ma credo di aver reso l’idea.
Davanti alla liberalizzazione delle aberrazioni mentali di chi ci governa anche le menzogne che ci rifilano di continuo diventano peccati veniali.
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Mario Piazza