GIORGIA MELONI E’ DAVVERO FASCISTA?

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Luciano Canfora ha definito, politicamente parlando, Giorgia Meloni nazista nell’anima. La Meloni ha querelato l’intellettuale oggi rinviato a giudizio per diffamazione.
Curioso di sapere come andrà a finire, sebbene l’istinto propenda verso la condanna di Canfora per ragioni che con l’ipotesi di reato non c’entrano nulla, dedico alcune osservazioni alla premier dalla politica sciagurata per mala sorte di tanti italiani.
Difficile orientarsi mentre fascisti arrembanti sotto mentite spoglie si insinuano nelle pieghe del regime democratico consunto. Ci schiaccia l’evidenza plateale di quanto debole sia lo scheletro culturale, non solo italiano, su cui sono stati incentrati regimi democratici i cui blandi moti di dignità per lo più assenti in Italia, disegnano un quadro politico dominato da conservatori bugiardi e imbellettati.
Sfortunatamente Canfora ha più che ragione: laddove il significato di democrazia fosse stato l’imprinting popolare post fascista, se il popolo fosse stato educato a vigilare sulla democrazia almeno quanto viene convinto dell’esistenza di Dio, di cui accetta prono ingerenze insopportabili, politicamente non avrebbe potuto esistere Giorgia Meloni né il suo partito o derivati peggiori se è possibile.
Che FdI sia essenzialmente un crogiuolo di obsoleti nostalgici è limpido, politiche discriminatorie ai danni di deboli e diversi sono note, e guarda caso ereditate dal ventennio. E che questa nostalgia vada spesso a braccetto col crimine organizzato- così come Mussolini era un criminale dai metodi mafiosi- come si evince da vicende giudiziarie che interessano FdI e la dx più in generale, è altrettanto cristallino. Si potrebbe imputare lo stesso reato a certa Sx, la cui refrattarietà alla questione morale fa il paio con quella della politica berlusconiana. Ma in che modo controverso si costruiscano consensi e vittorie elettorali non muove una foglia presso il popolino il cui fascismo intrinseco si manifesta apertamente con l’avvilente negazionismo dello stesso.
E’ la vittoria fascista peggiore di qualsiasi altra nonostante l’idea diffusa tra bigotti provinciali trasversali sia che il vero demone alberghi nella Sx. Che dire, gli italiani “so ragazzi!”
FDI, nato da ceneri fasciste che devastarono l’Italia e mai dissolte, oggi, come ieri lo fu il fascismo, è la peggior iattura dal dopo guerra perché nella folgorante decadenza mondiale l’ascesa dell’estrema dx italiana testimonia la debolezza della nostra democrazia, il cui compito sarebbe stato invece arginare l’esondazione dei disvalori che ieri aprirono le porte agli orrori del secondo conflitto mondiale. Al principio di una terza guerra globale Giorgia Meloni è la principale portabandiera italiana del rigurgito per nulla rassicurante di un ventennio che forse non ci ha segnati abbastanza. La oggi premier, autocratica quanto miserabilmente teatrale come il figlio di Predappio, incarna il secco rifiuto delle critiche a iniziative di governo riprovevoli. Il suo continuo mantra “non accetto lezioni”, elogio dell’arroganza, significa far come ci pare e sbagliare quanto ci pare perché altri prima di noi hanno commesso errori, essenzialmente prevaricare ogni diritto di chi non la pensi come noi : fascismo? Si.
L’ultimo di questi scivoloni fascisti in linea con l’idea della donna serva, timorosa e bigotta, subordinata all’uomo da cui accettare ogni sorta di sopruso e scappatella per figliare allegramente, è interferire sul diritto all’aborto che alcuni esponenti del fascismo mediatico sottolineano non essere diritto costituzionale: IDIOZIA! Come se poi la legge sull’aborto non sancisse un diritto decisivo e non fosse vero che la politica piega la carta della Repubblica ai propri disgustosi capricci.
L’oggi goffo signor presidente del Consiglio può querelare Canfora e sperare nella comprensione e stima mal riposte di magistrati tutt’altro che rossi, come quelli che condannarono Lucano per nulla. Resterà però evidente che la politica meloniana ossessivamente regressiva, provocatoria e involuta, discriminatoria oltreché costruita su bugie e sfacciate strategie di controllo mediatico, incarna perfettamente il dispotismo le cui prevaricazioni indebite su ogni aspetto della società sono eclatanti.
Si processi Canfora e lo si dichiari anche colpevole, non cambierà il fatto che Giorgia Meloni sia una propagandista del ventennio con l’aggravante dell’incapacità mostrata nelle perversioni politiche solo apparentemente superate nel 1948.
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Gioacchino Musumeci