“VIVA LA GUERRA”

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

“VIVA LA GUERRA”
.
Potrebbe essere un disegno raffigurante il seguente testo "Franz Borghese VIVA LA GUERRA e AA"
Copertina del libro edito da Edizioni d’arte Gianicolo – Perugia
.
Ricordate Roberto Cingolani, l’inutile ministro dell’inutile ministero della transizione ecologica per cui Beppe Grillo traghettò il Movimento nel calderone della maggioranza Draghi?
Ebbene dalla poltrona di un ministero fantasma il Cingolani è stato traslato sullo scranno di amministratore delegato, di Leonardo, partecipata del Mef, colosso del settore bellico.
Intervistato da “Quotidiano Nazionale” l’A.D. di Leonardo afferma che “dobbiamo prepararci perché il conflitto in Ucraina rischia di allargarsi”.
In realtà più di qualcuno, illuso che il confine del conflitto militare etico – di fatto un non senso poiché non esiste guerra metodologicamente etica giacché le ragioni che la scatenato sono immorali e comprensibili esclusivamente nell’etica che legittima sottomissione – non sarà travalicato, esamina convenienza spicciole o ben più consistenti e derivanti da uno scenario bellico diffuso e non regionale.
Nessuna superpotenza si dichiarerebbe sconfitta senza aver prima trascinato all’inferno chi ne desidera la distruzione.
E nell’ormai inquietante naturalezza con cui si ventilano scenari apocalittici, non avrebbero avuto più senso le parole del manager renziano di un gruppo industriale a cui la speculazione su guerra e odio dilaganti garantisce introiti miliardari.
Mentre i divulgatori di presupposti per un futuro dispotico ove la povertà delle masse sembra un dato scontato, si affannano a solare i pacifisti bisognerebbe essere chiari sul fatto che il cancro della civiltà è contenuto senza dubbio nella figura del guerrafondaio.
E se poco tempo fa si poteva circoscrivere il tumore bellicista in ambiti famosi per la propensione scatenare guerre, oggi il bellicismo, nutrito con ossessione Americane, russe e mediorientali, ha divelto la tradizione pacifista europea.
Quando i vertici UE sostengono che bisogna prepararsi al conflitto con la Russia per ottenere la pace, dovrebbero vergognarsi come cani rabbiosi il cui guaito fetido, in una società democratica e moralmente progredita si disperderebbe nel vuoto.
Se l’ex ministro Cingolani potesse risparmiarci il suo delirio avrebbe solo da guadagnarci ma non siamo troppo diversi dall’epoca dell’impero romano e “pecunia non olet”: l’obiettivo principale ormai raggiunto dalle lobbies industriali militari è dirottare la politica occidentale verso la necessità del riarmo.
Resta acclarato che la retorica a sostegno dell’idea è miserabilmente debole: secondo Cingoliani così come il Covid ha evidenziato le carenze del sistema sanitario pubblico, la guerra in Ucraina mostra che un apparato militare inadeguato originerebbe non pochi problemi in vista di una guerra totale.
Peccato che sovrapporre necessità militari al diritto alla salute è un ingannevole fallacia argomentativa; un sistema sanitario efficiente è necessario per questioni di ordine naturale: Non siamo noi, salvo volerlo fare deliberatamente in quanto umani imbecilli, a decidere se un agente patogeno provocherà infezioni su larga scala. Perciò ricerca e tecnologia finalizzate a profilassi e cure sono necessarie.
Al contrario armamenti e tecnologie belliche assumono significato in previsione che vertici politici delinquenziali e mafie di ordine vario alimentino odio e sacrifichino popoli per obiettivi geopolitici legati sfruttamento di risorse e territori, investimenti e quant’altro imponga la logica capitalista.
Il Santo Padre, ostracizzato da più parti, ha ragione: l’industria bellica è industria dell’odio e questo ha necessità di divulgatori. Politici, intellettuali, giornalisti, religiosi infervorati non sono altro che espressione di odio da cui trarranno beneficio con profitti di diversa misura.
Se a migliaia di morti in un conflitto di carattere regione seguono guadagni limitati, l’industri bellica impegnata in un conflitto su larga scala beneficerebbe di ricavi colossali e utili per il dopo guerra. Il riarmo senza guerra provocherebbe comunque una stagnazione dell’industria, troppo famelica per accontentarsi di “così poco”. Il costo? Milioni morti.
Ecco perché gli amanti del riarmi selvaggio vanno schifati senza mezzi termini: siamo sacrificabili a milioni sulla rive di fiumi di denaro che scorrerebbero durante un conflitto globale contro la Russia.