SARDEGNA, LEGGE ELETTORALE NON PER SORU MA PER I SARDI

DI MICHELE PIRAS

 

Penso che una legge elettorale come quella sarda, che esclude dalla rappresentanza decine di migliaia di elettori e “spalma” gli eletti in maniera del tutto squilibrata fra collegi enormi e collegi piccolissimi sia una norma poco democratica, da cambiare radicalmente quanto prima.
Trovo tuttavia abbastanza singolare che ad ergersi a tardivo tutore della democraticità del sistema elettorale sardo sia chi oggi scopre di non essere al riparo degli effetti collaterali di ciò che in passato aveva sostenuto, votato e mai messo in discussione.
Eppure i voti espressi dai sardi con questa legge elettorale non hanno tutti lo stesso valore e questo è un principio inaccettabile.
Quando nel 2014 capitò a Michela Murgia in pochi gridarono allo scandalo, fra questi non ricordiamo Renato Soru.
Quei pochi tuttavia fecero bene allora.
E oggi coloro che hanno vinto farebbero bene a riflettere e agire.
Perché pensare che chi prende il 10% non elegga nemmeno un consigliere e chi prende il 3% – a seconda che stia fuori o meno dai due poli maggiori – può eleggerne diversi è davvero un concetto osceno di democrazia.
Così come pensare che a Cagliari basti una lista dell’1/2% per eleggere un consigliere e in Ogliastra non eleggi nemmeno col 15% è devastante.
Se in questa legislatura si metterà mano alla legge elettorale si farà la cosa giusta, non per Soru ma per i sardi.