UNA MORTE ANNUNCIATA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Quella di Aleksej Navalnj è di gran lunga la morte meno misteriosa delle tante che hanno costellato la politica russa, prima e dopo la caduta del Muro di Berlino. Che sia morto per il diretto intervento di qualcuno o per effetto della consunzione fisica decretata dai giudici al servizio di Putin non fa alcuna differenza, nei regimi gli oppositori pericolosi vengono sepolti da morti ma anche da vivi togliendo loro la possibilità di apparire e di comunicare.
Se dovessi definire Navalnj secondo le nostre categorie politiche direi che era un grillino, una mescolanza di luci ed ombre, di grandi ideali e di azioni discutibili, ma a differenza dei grillini d’ordinanza possedeva un coraggio e un’intelligenza fuori dal comune. Dispiace che sia finita così e dispiace che abbia dato la vita per dimostrare ciò che tutti già sapevamo, che il regime di Putin è fondato sulla violenza, sulla menzogna e sulla corruzione.
Una cosa utile a noi “mondo libero” però è riuscito a renderla chiara e credo ne dovremmo tenere gran conto nel mortale tiro alla fune in Ucraina tra Russia e America che tra una settimana toccherà il suo secondo anno: Vladimir Putin di ciò che noi occidentali pensiamo di lui e del suo regime se ne strafotte, che si tratti del massacro di Bucha o della fine di Navalnj. Per mantenere intatto il proprio potere sul pianeta Russia e per difenderne i confini Putin è pronto a tutto e, a meno che non si sia disposti ad affrontare una guerra termonucleare, faremmo cosa saggia a cercare di rompergli i cosiddetti il meno possibile sperando che sia il suo stesso popolo a divorarlo, l’unico di cui gli importi qualcosa.