“IL TACCHINO CHE VOTA PER IL NATALE…”

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Roberto Marti è un senatore della Lega. Ieri ha votato a favore del ddl Calderoli, quello altrimenti noto come istitutore della “autonomia differenziata”. Una legge che, quando diverrà operativa, spezzerà in due tronconi l’Italia, dando sempre più risorse al nord e togliendole in misura uguale al sud. Fin qui nulla di male, la legge fa schifo esattamente quanto lo faccia chi la propone, e si sono viste perfino cose peggiori. E che Marti l’abbia votata, visto che fa parte dello stesso partito di chi la propone, è una cosa normale. L’unico problema è che Marti sia stato eletto a Lecce, non in Veneto. E che abbia preso dai leccesi messe di voti.
Direte voi: non è la prima e non sarà l’ultima volta che “il tacchino vota per il Natale”. Però una domanda resta: cosa diranno i babbioni che l’hanno eletto, quindi votato Lega in una città del sud, quando si accorgeranno di avere una sanità ancora più schifosa e una scuola peggiore di quella che frequentano attualmente i loro figli? Quando scopriranno che in Lombardia e in Veneto la gestione della energia a livello regionale, per effetto dei sicuri surplus, potrebbe portare i residenti di quelle regioni a pagare meno che a Lecce? Saranno contenti di aver votato chi li dissanguerà a vantaggio di veneti, lombardi o piemontesi?
Belle domande. Ma su questa questione bisogna dire tutto. Il cammino dell’autonomia differenziata sfrutta un’autostrada: quella messale a disposizione dalla sciagurata riforma del Titolo V della Costituzione voluta dal centrosinistra nel 2001. Uno schieramento che vedeva l’embrione del PD, sempre loro. Il partito ideato per contrastare B, in un contesto maggioritario e che raccolse tutti gli scarti e gli eredi della peggiore DC possibile. Gli eredi di Gava, Forlani e Cirino Pomicino, per intenderci. Mentre gli eredi di Moro, di Fanfani o di Donat Cattin furono veramente pochi. E ininfluenti. E gli eredi di quella DC dei comitati di affari, di relazioni pericolose, di amicizie e incarichi, lanciarono un’OPA su un partito di sinistra e lo conquistarono, senza colpo ferire. Realizzando i sogni di Gava o di Forlani: annientare la sinistra. Lo fecero dentro la sinistra. Il miglior cavallo di Troia della storia politica italiana.
Furono al governo varie volte. Anche quando le elezione le avevano perse. E fecero esattamente il contrario di quello che pretendeva chi li aveva votati. Le leggi che dovevano limitare quelle ad personam di Berlusconi. Invece di fare approvare una rigorosa legge sul conflitto di interessi, D’Alema inventò (dopo aver sentito B) la bicamerale. Una montagna che partorì vari topolini. Come il topolino Boato che avrebbe poi proposto una riforma della giustizia ancora peggio di quella che voleva B. E altre amenità. L’elenco è lungo. E poi il Job’s Act, l’austerità, i governi di Monti e Draghi, le guerre. Fino ad avere accompagnato in carrozza e con concerto di fanfare, la meloni al governo. Perché meloni mica l’ha portata la cicogna (cit.). In questo momento si sente il ronzio delle congiure contro la segreteria Schlein, orchestrate dai renziani. Le cronache parlano di un incontro fra Franceschini e Renzi. Si notano iperattivi i vari Guerini, Bonaccini e compagnia cantante. Chi nasce tondo non muore quadrato. A Renzi e ai renziani queste cose carbonare piacciono più della famosa pasta.
Se avesse il coraggio, la Schlein, di fare quello che la sua base pretendeva quando l’ha eletta: di cacciare via a calci in culo quella gentaglia introdotta nel partito da scisch, forse avremmo una speranza in Italia. Abbiamo bisogno di sinistra. Di una sinistra vera però. Di una sinistra che faccia il suo lavoro e che riporti le persone a votare. Invece siamo costretti a sentire che non esiste un’opposizione solo perché Giuseppe Conte non fa alleanze a scatola chiusa con qualche erede di Gava. Fa bene. E, comunque, la speranza non muore mai. Tifiamo per il piede che potrebbe assestare i suddetti calci in culo. E speriamo di non vedere confermato il detto che vuole morto disperato chi di speranza vive. Non abbiamo scelte. Il Movimento 5 Stelle, da solo non potrà mai governare.