REBELDE

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Latitudine 21° 30’ nord e longitudine 80° ovest, sotto il Tropico del Cancro, Cuba.
1 gennaio 1959. il dittatore cubano Fulgencio Batista scappa, con la coda fra le gambe, dall’isola divorata dalla corruzione.
Un drappello di guerriglieri guidati da un avvocato progressista, Fidel Castro, entra all’Avana.
La Rivoluzione ha vinto.
Un passo indietro. Il 2 dicembre 1956, con un battaglione di ottanta uomini trasportati da una piccola imbarcazione “Granma” , Fidel Castro salpa dal Messico e sbarca clandestinamente nella provincia cubana di Oriente, dove stabilisce una prima base guerrigliera sulla Sierra Maestra.
A loro si unisce il medico argentino Ernesto Guevara, detto il Che.
Il movimento guadagna terreno nel corso del 1957, trovando sostegno tra i contadini della Sierra.
Tra il febbraio e il marzo 1958 i guerriglieri aprono due nuovi fronti nelle montagne dell’Escambray e nella Sierra Cristal. Per diffondere il pensiero rivoluzionario si dotano di una stazione radio, “Radio Rebelde”.
Sono in 300 contro 10 mila soldati dell’esercito.
La svolta nell’estate del 1958. Dalla Sierra Maestra, la guerriglia si diffonde nelle province centrali e occidentali dell’ isola. Mentre il movimento si collega con le forze dell’opposizione clandestina delle città.
La notte di Capodanno del 1959, Batista è costretto a fuggire, mentre l’8 gennaio Castro e il “Che” entrano trionfalmente a L’Avana.
Castro avvia riforme dirette a stroncare il dominio delle oligarchie. Non fa sconti soprattutto agli Stati Uniti e alla mafia americana. Basta razzie. Viene messa in atto la riforma agraria e le imprese straniere vengono nazionalizzate.
L’atteggiamento ostile di Washington spinge Cuba nelle braccia di Mosca. Si arriva quindi nel gennaio 1961 alla rottura delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti.
Cuba viene proclamata prima repubblica socialista d’America.
Castro è una minaccia. Il presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy mette in atto un rozzo tentativo per abbatterlo. Nell’aprile 1961 forze composte da esuli cubani armati dagli Statunitensi sbarcano a Cuba, nella Baia dei Porci, ma vengono umiliate dalle milizie castriste.
In una intervista rilasciata a Gianni Minà (ci manchi) Castro diceva: «Quale può essere il futuro dell’uomo? Il capitalismo? Il capitalismo è una giungla, è l’uomo nemico dell’uomo. L’uomo che saccheggia l’uomo contro l’uomo».
Ne è passata di acqua sotto i ponti. Parecchie cose non hanno retto all’usura del Tempo. I nemici della Rivoluzione poi non hanno mai smesso di tramare.
Resta un atto di rivolta che ha ispirato i ribelli di mezzo mondo.
Con il “Che” sempre nel cuore.