LA STAMPA INTERNAZIONALE E IL “PENSIERO MAGICO” DELLA SCONFITTA RUSSA

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Dalla Redazione di REMOCONTRO – 

«Ormai sembra una questione di verbi e sintassi: ‘perderebbe’, ‘starebbe per perdere’, ‘perderà’. Sul piano morale e nel rispetto del diritto internazionale violato dalla Russia, è difficile ammettere che l’Ucraina non stia vincendo il conflitto», la premessa del Corriere della Sera. Difficile ammettere, precisa Massimo Nava,  «che l’unica alternativa a una soluzione diplomatica sembra essere una lunga guerra di logoramento. Anch’essa perdente, sia per la sproporzione di forze in campo, sia perché il supporto di aiuti militari promessi dall’Occidente non è sufficiente a rovesciare la situazione sul campo».

Presa d’atto sulla stampa internazionale

La presa d’atto comincia ad affacciarsi sulla stampa internazionale. Come ha scritto il Wall Street Journal, è giunto il momento di smetterla con «il pensiero magico della sconfitta russa» e cominciare a immaginare una strategia di contenimento. Dello stesso tenore Le Figaro: «Da diverse settimane si accumulano le cattive notizie sull’Ucraina, contro cui soffiano tutti i venti neri della politica e della diplomazia. Alcuni avevano pensato che le crisi sociali e politiche che hanno scosso il Cremlino durante l’anno potessero portare al collasso dell’esercito russo nel medio termine. Questa speranza è stata poi dissipata». Il titolo dell’analisi, d’altronde, diceva già tutto: «L’Ucraina di fronte allo spettro della disfatta militare».

Lo spettro della disfatta

La tanto esaltata controffensiva estiva, fra fanfare patriottiche e incoraggiamenti occidentali, si è rilevata un tragico fallimento, con migliaia di vite perdute e sacrificio di reclute mandate al massacro. Vengono in mente le pagine di Remarque, di quel Niente di nuovo sul fronte occidentale, in cui si descriveva la carneficina delle truppe su un fronte di guerra in drammatico stallo. La Russia, dopo i grotteschi errori della prima fase della guerra, ha rimesso a regime la macchina bellica, ha resistito alle sanzioni ed è riuscita a uscire dall’isolamento diplomatico, allargando la cerchia dei suoi sostenitori anti occidentali. L’Ucraina invece — a causa di altre crisi nel mondo, in particolare in Medio Oriente — sta perdendo anche la guerra mediatica e della solidarietà internazionale.

“Nelle capitali occidentali (a parte le parole off the record di Giorgia Meloni) è tabù parlarne. Ma dietro le quinte e fra autorevoli commentatori se ne discute. Europei e americani appaiono meno disposti ad andare in soccorso senza condizioni, lasciando che sia il presidente Zelensky a dettare l’agenda militare e politica”.

Crisi interna, ma non in Russia

In Ucraina, lo Stato Maggiore riconosce le difficoltà e cresce l’opposizione al leader. Il comandante in capo delle forze armate, Valeri Zaloujny, ha riconosciuto l’impasse. Mentre gli ucraini aspettavano le armi dall’Occidente, consegnate a pioggia, i russi si sono rafforzati e adattati, ha dichiarato in un’intervista all’Economist. Ma i piani di riscossa sono stati portati avanti lo stesso. Il Wall Street Journal ha riferito che «i funzionari militari occidentali sapevano che Kiev non aveva tutto l’addestramento o le armi di cui aveva bisogno per sloggiare le forze russe. Ma speravano che il coraggio e l’intraprendenza ucraina avrebbero avuto la meglio». L’obiettivo era di danneggiare pesantemente le forze russe, riprendere un po’ di territorio e spingere Mosca al tavolo dei negoziati. Ma la Russia continua a vedere le cose da un altro punto di vista.

Chi spinge chi, e per ottenere cosa

“La marcia dell’Ucraina verso l’Ue e nella Nato rappresentava una minaccia per Mosca, il che ha spinto il Cremlino a un atto di forza per impedire questa prospettiva, fino all’invasione e al maldestro tentativo di rovesciare il governo di Zelensky. Ma una vittoria dell’Ucraina resta improbabile, salvo considerare un successo le perdite inflitte ai russi e il costo enorme della guerra che la Russia deve sopportare, con ripercussioni politiche in patria, dalla fuga di capitali e cittadini alla crescita del dissenso. Ma se questo può soddisfare i politici in Occidente non è certo un vantaggio per l’Ucraina distrutta e dissanguata”.

Le ragioni morali non vincono le guerre

Pochi ammetteranno di essersi sbagliati, anche se non basta sostenere le ragioni morali dell’Ucraina per vincere una guerra. Gli stessi ucraini si interrogano. Secondo un sondaggio pubblicato da Le Monde Diplomatique, il 30% degli intervistati ha dichiarato di «volere la fine della guerra ad ogni costo». Ma è un dato contraddittorio. Alla domanda su concessioni territoriali accettabili in un negoziato, la maggior parte rifiuta le diverse opzioni proposte. D’altra parte, circa un terzo potrebbe rinunciare all’integrazione nella Nato o nell’Unione europea. Soltanto l’8% sarebbe disposto a fare concessioni territoriali o politiche per arrivare alla pace. Purtroppo, ci sono differenze incolmabili su un’eventuale divisione amministrativa o recupero dei territori che la Russia si è già annessa.

Ucraina e Nato, si ricomincia da capo?

“L’altra questione complicata riguarda il rapporto dell’Ucraina con l’Occidente e la sicurezza del Paese che al punto cui è giunta la guerra potrebbe essere garantita soltanto dal sostegno occidentale e dall’ingresso nella Nato, peraltro già promesso. Ma la Russia è sempre stata pronta a tutto per scongiurare questa eventualità. Questo è stato il casus belli della guerra, peraltro iniziata anni prima del febbraio 2022: un decennio con migliaia di morti da una parte e dall’altra, vendette, massacri e distruzioni, anche se rimaste nel cono d’ombra dell’informazione”.

Ricostruzione iperbolica, e i veri vincitori

Intanto, la stima della ricostruzione fatta dalla Banca Mondiale è 400 miliardi di euro per infrastrutture energetiche e settori industriali, cui si aggiungono i costi del comparto urbanistico e agricolo. Ma Kiev sostiene che il costo della ripresa ammonterebbe a 750 miliardi di dollari, cifra che continua a crescere tra bombardamenti, interruzioni di import-export e sfollamento della popolazione. L’Ucraina sarà indebitata per generazioni e se si fa la conta dei creditori e dei «soccorritori» al capezzale della ricostruzione si sa già chi ha vinto la scommessa sul futuro del Paese: banche, fondi d’investimento, industrie e comparti militari dell’Occidente. Secondo il Guardian, i dieci più importanti fondi d’investimento hanno approfittato dell’impennata dei prezzi alimentari e hanno realizzato profitti stimati in quasi 2 miliardi di dollari.

Necessità del compromesso per le democrazie perdenti

Ricordare che la pace si fa tra nemici è un’ovvietà: il conflitto può risolversi soltanto con un compromesso che soddisfi anche il Cremlino. Non sarà moralmente etico (poiché le responsabilità di Mosca sono indiscutibili) ma è purtroppo logico. Anche per evitare scenari peggiori che tracimano dall’Ucraina.

“L’Occidente e le democrazie stanno diventando minoranze nel mondo. Di fatto la Russia non è isolata: e Cina, India, Sudafrica, Brasile e il Sud del Mondo hanno una valutazione diversa del conflitto. Possiamo continuare a pensare che abbiano torto, ma in diplomazia è fondamentale dialogare con chi non la pensa come noi”.

 

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Articolo di Massimo Nava, dalla redazione di 

27 Novembre 2023