HA PIEGATO IL GIGANTE

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

«Il tennis è lo sport del Diavolo», scrisse Adriano Panatta, che di tennis se ne intende. E quanto di vero ci sia in quell’aforisma, lo si è visto ieri nella semifinale di coppa Davis tra Italia e Serbia, che per la terza volta in dieci giorni ha messo in campo Jannik Sinner contro Novak Djokovic.
Alla fine l’ha spuntata l’italiano, dopo una partita a dir poco rocambolesca.
Nel primo set un micidiale Sinner ha messo letteralmente alle corde il campione serbo, che è parso sottotono anche da un punto di vista atletico: un 6-2 che sembrava spianare all’altoatesino un’autostrada per la vittoria.
Col cavolo. Il secondo set, più che una partita di tennis, sembrava una corrida, dove Djokovic ha fatto il matador che agitando la sua muleta ha ubriacato Sinner, restituendogli il 6-2 iniziale.
Il terzo e decisivo set è stato un equilibratissimo corpo a corpo, fino al 5-4 in favore del serbo, con Sinner al servizio. Qui è avvenuto un crollo psicologico dell’altoatesino, che ha commesso tre errori incomprensibili, regalando così ben tre match point a Djokovic: 0-40. Il Diavolo che bussa alla porta.
Sinner sembrava perduto. Invece, ha servito cinque siluri che hanno piegato il polso di quello che già a vent’anni era considerato il miglior risponditore al mondo.
A quel punto Sinner ha dilagato. Ormai il Diavolo aveva imbrigliato Djokovic, che alla fine ha perso per 7-5.
In dieci giorni Sinner ha sconfitto due volte il numero uno del mondo. Probabilmente non basta per dire che è più forte di lui. Ma certamente è l’inizio del passaggio del testimone. Quando il serbo, che ora va per i 37, deciderà di ritirarsi sull’Olimpo, saranno ben pochi gli ostacoli che si frapporranno tra Sinner e la vetta del mondo.
La vittoria di Sinner contro Djokovic, pregna di auspici e di significati, fa quasi passare in secondo piano il passaggio della squadra italiana alla finale di coppa Davis, che tra poche ore si contenderà con l’Australia, finale arrivata grazie alla vittoria nel doppio della coppia Sinner- Sonego contro Djokovic-Kecmanovic. Quest’ultimo aveva già avuto la meglio su Lorenzo Musetti, il talentuosissimo 21enne toscano che purtroppo trova sul campo il giusto equilibrio mentale solo di rado, in uno sport dove la testa è quasi tutto. Lui rappresenta il chiaro esempio di un grande talento sprecato.
E che dire di quella pletora di critici che rimprovera a Sinner, anche attribuendogli frasi da lui mai pronunciate, di snobbare l’Italia? L’impegno profuso contro il gigante serbo parla da sé. Chissà poi come ci saranno rimasti quelli che ripetono ostinatamente che Sinner, nato in Italia da genitori italiani, non sarebbe italiano. Magari gli stessi hanno tessuto le lodi di Marcell Jacobs quando vinse la medaglia d’oro nei 100 mt alle Olimpiadi di Tokio, l’italiano nato da padre texano.
Ma si sa, per molti scaricare odio su qualcuno è una psicoterapia. E vuoi mettere la soddisfazione di farlo pubblicamente?