GIORGIA MELONI CONTRO LILLY GRUBER

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Giorgia Meloni non tollera le domande poste da Lilly Gruber sulla cultura politica del suo governo.
Posta davanti a limiti concettuali evidenti non cava un ragno dal buco e scambia ovvie osservazioni per accuse. Ma posso capire: usualmente Meloni si fa intervistare dagli amici “lecchini”, per una volta assisa su scomodi scranni non si aspettava certe domande e c’è rimasta male.
La fiammiferaia della crepitante fiamma tricolore non ha domato l’incendio della coda di paglia che il 21 novembre ha illuminato i cieli patri.
La Meloni, stilosa come sempre, ha commentato l’accaduto in trasmissione e più in particolare la Gruber : “Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo. Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Gruber è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Davvero senza parole”.
Ma senza parole io, altroché: come può la prima presidente del consiglio donna appena insediata nella reggia nazionale, pubblicare una nota ufficiale in cui evidenzia di voler essere indicata come “Signor presidente del consiglio”. Cioè se sei donna, te lo dico come fossimo al mercato ittico, “perché devi farti chiamare signore e non signora, ti frigge il sedere se qualcuno ti dà della signora presidente?”
Accidenti ragazzi, non so come “certe persone” si permettano di insultare l’intelligenza altrui. Una donna non ha alcuna ragione logica per farsi chiamare “signore”, basterebbe “signora” in quanto equilibrata e solida rappresentante del genere femminile al governo. Invece “certe persone” hanno necessità di mascolinizzarsi per illudersi di aumentare il grado di autorevolezza e sostanza peraltro più evidenti in un’acciuga sotto sale.
La Meloni ha pensato di confutare la Gruber con la pubblicazione sulla sua pagina social di una foto in cui compare con madre, figlia e un’altra tizia. Peggio mi sento, così ha piantato la bandiera sulla vetta del ridicolo; pubblicare la trimurti familiare non dimostra nulla. Se un omosessuale pubblica una foto in compagnia di belle donne dovremmo concludere che sia eterosessuale? Naturalmente no. Oppure se un serial killer si fa ritrarre con le vittime significa forse che sia un filantropo e non un assassino seriale? L’omicida di Giulia non sembrava forse “un così bravo ragazzo”? Allora perché la quadriglia femminile sfoggiata apposta dovrebbe salvare la premier dal maschilismo. Quante donne, proprio come tanti uomini, sono pronte a commentare una ragazza “succintamente abbigliata” e sostenere convintamente che sta cercando il lupo famelico…Ma per favore Giorgia scansate con certe foto!
Avrebbe significato qualcosa sentire la Melony cazziare il suo capogruppo marchigiano, capostipite delle famiglie in cui uomo dispone e donna accudisce, invece niente, manco una parola. Porelle “certe persone”, vorrebbero dimostrare sostanza sfoggiando banale apparenza, ovvero il metodo caratterizzante “certe donne” eccezionalmente maschiliste, professate femministe dalla stampa più maschilista del globo terracqueo, i cui giornalisti chiamano la femminista “Signore”. Siete troppo rincojoniti, ricoveratevi!
Conclusiva la risposta della Gruber all’invettiva della Meloni “maschilista rosicone” : “Ringrazio Giorgia Meloni per l’attacco che considero una prima dimostrazione della sua volontà di aprire un dialogo costruttivo con la stampa, un esercizio di democrazia al quale è poco abituata. Le porte di Otto e mezzo sono sempre aperte”.