SINNER SI SCHIANTA CONTRO IL GIGANTE

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

È crollato proprio alla partita della vita: l’ultimo atto delle Atp Finals di Torino, il torneo dei migliori otto tennisti al mondo. Jannik Sinner è stato polverizzato da Novak Djokovic con un punteggio che parla da sé: 6-3 6-3. Appena meno severo di quello che il campione serbo aveva il giorno prima rifilato ad un fuoriclasse del calibro di Carlos Alcaraz.

Che uno come Djokovic potesse perdere due volte in una settimana contro la stessa persona, erano in pochi a crederlo. Ma le ultime strabilianti prestazioni dell’altoatesino, soprattutto quella di giovedì scorso proprio contro il numero uno del mondo, avevano fatto ben sperare. Ma ieri, nel match più importante, contro il gigante serbo è scesa in campo la sua brutta copia.

Sinner è caduto tra un’insolita scarsa efficacia dei propri colpi e una incredibile successione di errori non forzati, alcuni dei quali del tutto incomprensibili persino in un tennista di media caratura, insieme ad un servizio che non ha quasi mai funzionato. E dall’altra parte c’era un Djokovic in deciso spolvero, che gli ha regalato ben poco, surclassandolo anche sul piano atletico, nonostante i 14 anni in più sul groppone e uno stadio che lo ha processato per tutta la durata del match.

Con questa vittoria il serbo confeziona un ulteriore record: sette tornei Atp Finals vinti, superando anche in questo il leggendario Federer. Mentre si cerca di capire da quale pianeta effettivamente provenga, a 36 anni e mezzo sembra quasi poterlo fermare soltanto l’Alzheimer, se e quando verrà.

Resta il fatto che Sinner ha comunque disputato un torneo straordinario, producendo un tennis di altissimo livello e battendo i più forti del mondo, Djokovic compreso, crollando psicologicamente soltanto nell’ultimo match. E se da un lato abbiamo la prova che oggi, soltanto un Sinner pressoché perfetto può sperare di battere uno come Djokovic, dall’altro l’altoatesino rimane il candidato più accreditato per prenderne il posto.

Infine, le due note di colore della premiazione. La prima è stata quando Djokovic ha tenuto il discorso del vincitore, sfoderando un italiano quasi forbito, come mai accaduto per un tennista straniero in un torneo italiano. La seconda, certamente meno piacevole, è la chiamata al podio del mitico Nicola Pietrangeli, che però a 90 anni suonati fatica a camminare e persino a stare in piedi. Anche lui è stato un grande campione. Non umiliatelo così.