UCRAINA TRA FANGO E GELO PER ZELENSKY L’ORA PIU’ DIFFICILE

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Dalla redazione di REMOCONTRO

Alle porte del secondo anno di guerra e di un altro inverno che porta con sé una nuova e sofferta stasi delle operazioni belliche. E il conflitto si è visibilmente impantanato e nonostante l’enorme sforzo delle forze armate ucraine e la controffensiva che avrebbe dovuto sbloccare la situazione ha prodotto risultati molto scarsi e a costo di enormi perdite, umane ed economiche. 

La “rasputitsa”, il fango delle pianure ucraine

La guerra impantanata nella ‘rasputitsa’, il fango delle pianure ucraine, che non smette comunque di ammazzare o comunque di colpire un popolo giunto allo stremo delle sue forze, che che ne dicano il patriottismo, i generali, e la politica di casa e quella internazionale attorno. Indicative, e non per insistere nella malignità, le dichiarazioni di Giorgia Meloni al ‘comico russo’ passato per un dirigente dell’Unione Africana, quando la premier ammette che anche i più caldi sostenitori europei di Kiev sono ormai stanchi di investire risorse infinite per finanziare la guerra contro Mosca, continuando a subire i contraccolpi economici e commerciali causati dalle sanzioni imposte alla Federazione Russa.

“In molti -detto non detto-, al di là delle dichiarazioni di facciata, sono in attesa che un qualche evento permetta loro di sfilarsi dalla ‘guerra di civiltà proclamata contro Vladimir Putin’ per tornare a far girare l’economia”.

Il conflitto in Medio Oriente avvantaggia Mosca

Come hanno fatto maliziosamente notare alcuni dirigenti di Hamas al Cremlino per perorare la loro causa o comunque ottenere un maggiore attivismo a favore della causa palestinese –annota Pagine Esteri-, l’assalto a Israele del 7 ottobre e la brutale rappresaglia di Tel Aviv, con il conseguente rischio di allargamento del conflitto a tutto il Medio Oriente, hanno fortemente avvantaggiato Mosca nei confronti di Kiev.

Anche Biden impantanato

L’amministrazione Biden afferma di essere in grado di sostenere dal punto di vista militare e finanziario sia Israele sia l’Ucraina, ma lo sdoppiamento dei fronti mette in evidente difficoltà il Pentagono e lo stesso esecutivo di Washington. Vero è che -segnala Marco Santopadre- all’ultima riunione a Bruxelles dell’ «Ukraine Defense Contact Group» – il coordinamento che riunisce i 54 paesi che sostengono militarmente Kiev – i rappresentanti degli Stati Uniti, compreso il segretario alla Difesa Lloyd Austin, hanno esplicitamente fatto pressioni su Zelensky affinché tenti di intavolare una trattativa con la Russia.

Cessate il fuoco per poi trattare politicamente

Se fino a qualche tempo fa era stata Washington a premere per impedire che l’Ucraina avviasse un serio negoziato con Putin, ma ora lo stesso Paese leader, in guai politici e presidenziali interni, spinge Zelensky verso una soluzione che potrebbe essere lui personalmente a pagare politicamente. Una cristallizzazione del fronte attuale potrebbe ampiamente soddisfare il Cremlino, che manterrebbe – ovviamente senza alcun riconoscimento internazionale – il possesso dei territori conquistati, ma che potrebbe rivelarsi inaccettabile per Kiev.

L’impossibile del nessuno che vince o che perde

La situazione al fronte si è fatta a tal punto complicata che qualche giorno fa, in un’intervista al settimanale britannico ‘The Economist’ di cui Remocontro ha già riferito, il comandante in capo dell’esercito ucraino Valery Zaluzhny ha esplicitamente denunciato lo stallo tra due schieramenti di fatto equivalenti che da mesi si affrontano con spreco di uomini e mezzi senza determinare particolari progressi né in un senso né nell’altro. ‘Guerra di trincea’ come la prima mondiale, l’ha definita. E tra poco l’inverno delle steppe ucraine congelerà letteralmente il fronte fino alla prossima primavera, avvantaggiando oggettivamente la Russia che potrà continuare a logorare le forze ucraine sfruttando la superiorità aerea e tecnologica

Il tempo sta dalla parte russa o ucraina?

Se la Nato non fornirà a Kiev quantità consistenti di armi e mezzi di ultima generazione, ha chiarito Zaluzhny, lo stallo non potrà che continuare consumando le risorse ucraine –soprattutto umane-, ma anche le finanze e la pazienza dei sostenitori internazionali di Zelensky. Nelle scorse ore la rivista statunitense Forbes, riprendendo le analisi di alcuni esperti militari, ha però fatto notare che l’Ucraina potrebbe perdere rapidamente i 195 carri armati Leopard 1A5 che dovrebbe ricevere a breve, qualora ripetesse gli errori commessi nell’utilizzo – ritenuto scorretto – dei più avanzati Leopard 2 inviati nei mesi scorsi.

Il nervosismo di Zelensky

“Le dichiarazioni di Zaluzhny hanno mandato su tutte le furie il presidente ucraino, impegnato a chiedere costantemente nuovo sostegno ai suoi partner e sponsor internazionali, al punto da far trapelare l’intenzione di rimuovere il comandante in capo delle forze militari del paese, opzione per ora congelata. Tensione interna alle stelle, anche se nascosta dalla legge marziale che tutto copre, elezioni presidenziali di primavera comprese e ora annullate”.

 

Articolo della redazione di

11 Novembre 2023