CIN CIN

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Io ci provo a parlare d’altro ma con questa terza guerra mondiale che stiamo vivendo in comode rate mi riesce davvero difficile.

Ho scritto “vivendo” e non “osservando” perché anche se da noi non piovono bombe e missili come a Kiev, a Gaza e in tanti altri luoghi meno fotografati come lo Yemen e il Sudan e domani, Dio ce ne scampi, su Beirut o Taipei o Teheran, ci siamo dentro fino al collo. Lo vediamo dalla crisi economica, dall’inflazione, dall’immigrazione, dalle tensioni sociali sempre più radicalizzate, dalle limitazioni alla libertà di pensiero e di espressione che colpiscono la politica e i media per trasferirsi poi anche nelle nostre amicizie e famiglie.

Così non è per Giorgia Meloni che davanti a questo baratro spaventoso, contesa tra gli “Amicidimaria” e “Scherziaparte”, trova il tempo per organizzare una ridicola festicciola mediatica per celebrare il concepimento di un bambino che mai nascerà a cui ha affibbiato il patetico nome di Premierato.
Quasi che la legge elettorale non garantisse già al governo il diritto di esautorare il Parlamento comandando per decreti come facevano le monarchie medioevali, quasi che il presidente della repubblica non fosse già relegato a pigolare da un pulpito che nessuno ascolta, quasi che le peggiori porcherie sociali, economiche e persino belliche non fossero già protette da segreti dichiarati o nascosti.
Nessuno sa spiegare come e perché questo povero Premierato sia stato concepito né come potrebbe mai vedere la luce passando prima attraverso i due terzi del parlamento o superando l’approvazione di un referendum popolare che mai ha esitato nell’affossare i rigurgiti autoritari che ogni tanto ci affliggono.
Però lei festeggia, cosa cavolo abbia da festeggiare mi piacerebbe saperlo.