GENOCIDIO

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Prima delle sanguinarie incursioni di Hamas potevamo incolpare Israele di razzismo, di settarismo religioso, delle violazioni dei diritti umani dei Palestinesi e del furto delle loro terre, di azioni vergognose come le carcerazioni senza processo di migliaia di persone, come la distruzione di case e di coltivazioni palestinesi, come l’impunità per quei tanti militari e coloni che hanno assassinato palestinesi a sangue freddo.
Tutte accuse che i sostenitori di Israele hanno sempre provato a negare o a giustificare, a volte persino con qualche ragione.
Adesso è cambiato tutto, con la sua risposta feroce e inconsulta non contro gli assassini di Hamas ma contro tutta la popolazione di Gaza Israele si è reso colpevole in mondovisione dello stesso crimine senza attenuanti di cui fu vittima, il crimine più orrendo che una nazione possa perpetrare contro un’altra: il Genocidio.
La definizione di genocidio è chiarissima sia nel diritto internazionale che nelle intenzioni di Israele: «gli atti commessi per distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso».
Non ci sono equivoci, menzogne o attenuanti.
Di questo si tratta ed è sotto gli occhi di tutti ad ogni telegiornale italiano o straniero e di qualsiasi parte politica. Nulla sarà più come prima per generazioni, con il genocidio in corso a Gaza Israele ha condannato se stesso e tutto l’Occidente ad altri cinquant’anni di terrorismo o forse, speriamo di no, a qualcosa di molto peggio delle Torri Gemelle e del Bataclan.
Non ci sono soluzioni facili per ciò che sta accadendo ma almeno la parola giusta per definirlo l’abbiamo trovata.