SLOVACCHIA VERSO IL VOTO, RISSA SUL SOSTEGNO ALL’UCRAINA

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Dalla redazione di REMOCONTRO

Rissa Slovacchia: denunce, accuse, non manca nulla di cattivo da qui al  30 settembre, data che potrebbe segnare un drastico cambio di rotta in politica estera della Slovacchia. Candidato favorito il già due volte premier Fico, che si è rilanciato come populista filo-russo e promette di togliere le armi a Kiev e le sanzioni a Mosca. E le urne slovacche (in attesa di quelle polacche) diventano un test dell’unità europea nei confronti della guerra in Ucraina

La presidente Zuzana Čaputová

Robert Fico, filo putiniano

Il favorito dei sondaggi è Robert Fico, già due volte primo ministro della Slovacchia –dal 2006 al 2010, dal 2012 al 2018 –volto noto della politica europea. Ma è il contesto politico che è cambiato: ex comunista poi socialdemocratico dopo la Rivoluzione di velluto, e ora considerato da molti un pericoloso populista filo-putiniano. La sua carriera da premier si era interrotta con le dimissioni, nel 2018, dopo le proteste anti-corruzione esplose dopo l’omicidio del giornalista investigativo Ján Kuciak, che indagava su truffe governative sui fondi comunitari e sosteneva l’esistenza di legami fra la ‘ndrangheta‘ e il governo Fico.

“Bratislava sino ad oggi in prima linea nel fronte pro-Kiev, il primo paese Nato a fornire caccia da combattimento (i suoi vecchi MiG-29), che ha accolto moltissimi ucraini, ha sostenuto la linea dei falchi sul sostegno e riarmo dell’Ucraina, la sintesi politica dell’Uffington Post”.

Ucraina, svolta geopolitica

Fico è stato molto chiaro. «La guerra in Ucraina è iniziata nel 2014, quando i fascisti ucraini hanno ucciso vittime civili di nazionalità russa», ha detto in un video, riprendendo le tesi del Cremlino. E se lui vincerà le elezioni, promette, «la Slovacchia cesserà immediatamente ogni fornitura di aiuti militari all’Ucraina, oltre ad opporsi alle sanzioni europee a Mosca e alla candidatura di Kiev nell’Ue e nella Nato, e avvierà controlli alle frontiere per fermare il flusso di migranti che dall’Ungheria puntano all’Europa centrosettentrionale».

“La Slovacchia con diffuse pulsioni popolari vicine all’Ungheria di Viktor Orbán o alla Polonia nazional fideista attuale, in attesa del voto del 15 ottobre. Una linea nazional populista anti Ue a stretta obbedienza Nato”.

Test di unità europea e rissa interna

E il voto in Slovacchia diventa un test dell’unità europea nei confronti dell’Ucraina, mentre le tensioni politiche ed istituzionali interne sono al massimo. Ed accade che la presidente Zuzana Čaputová citi in giudizio Robert Fico per diffamazione, per averla accusata di essere ‘un agente americano’, una marionetta nelle mani degli Stati Uniti che difende gli interessi del finanziere George Soros. «Accuse false e ingiustificate, bullismo pubblico -è la reazione della presidente-, un deliberato abuso della libertà di parola al fine di incitare all’odio».

A Bratislava sono botte

Accade che a Bratislava, durante una conferenza stampa sull’immigrazione, scoppi una rissa fra l’ex premier Igor Matovic e l’ex ministro dell’Interno Robert Kalinak, con calci e pugni e polizia a sedare la rissa. «Domandatevi se il primo ottobre volete svegliarvi in una sorta di repubblica delle banane piena di odio. È così che vogliamo che sia la Slovacchia?», la reazione del primo ministro Ľudovít Ódor, «Odio, volgarità e circo. Questo non è il nostro futuro». Accuse dirette alla propaganda russa dall’ex ministro degli esteri Rastislav Kacer. Ma i sondaggi dicono che solo il 40% degli slovacchi incolpa la Russia per la guerra in Ucraina, a fronte di un 51% che indica nell’Ucraina o nell’Occidente i ‘principali responsabili’.

“L’umore in Europa sta cambiando”

La presidente Čaputová nel frattempo ha vinto una causa contro Ľuboš Blaha, una delle figure ‘forti’ della campagna elettorale. Nazionalista di sinistra, autore di libri su Marx e Lenin, studioso appassionato dei regimi di Castro e Chavez, ora è il vice di Robert Fico. Ed è un martello sulle accuse alla presidente e ai ministri che sostengono Kiev: «l’umore sta cambiando in Europa» ha detto in una recente intervista, sostenendo che «quella in Ucraina è una guerra dell’impero americano contro l’impero russo, che la Russia non può perdere. Anche perché quando Donald Trump tornerà presidente degli Stati Uniti i sostenitori dell’Ucraina saranno una piccola minoranza».

L’avversario socialista

Chi dovrebbe contendere la vittoria a Robert Fico è Michal Šimečka, 39 anni, giornalista e ricercatore con studi a Oxford, padre giornalista e nonno filosofo e scrittore dissidente, attuale vicepresidente del Parlamento europeo, leader del PS. I sondaggi lo vedono indietro di pochi punti rispetto a Fico. «Offriamo un’alternativa in cui la Slovacchia è un membro orgoglioso e costruttivo dell’Ue e della Nato». Timori che la vittoria di Fico non si fermi alla politica estera, ma porti ad un arretramento della democrazia e dello stato di diritto, come nella vicina Ungheria.

I danni del passato

“Quello che paga Šimečka, avverte Carlo Renda sull’Huffington post, «sono il governo incerto di questi ultimi anni in cui la coalizione ha faticato a mantenere il potere, tenuta insieme dall’opposizione a Robert Fico, ma in affanno davanti alla pandemia, alla guerra in Ucraina, alla crisi inflazionistica».

Articolo della redazione di:

24 Settembre 2023

In copertina il candidato Premier Robert Fico