STRAGE ALLA ESPLODENTI SABINO, ACERBO: “POLITICA RESPONSABILE, NIENTE LACRIME DI COCCODRILLO”

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Maurizio Acerbo dalla redazione di Kulturjam

 

La Esplodenti Sabino, fabbrica in provincia di Chieti che si occupa di recuperare materiale militare e smaltire esplosivi, dove sono morti 3 operai, fu chiusa dopo un analogo incidente nel 2020. Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare, aveva presentato tre esposti alla Procura della Repubblica di Vasto “per segnalare una serie di incongruenze sulle autorizzazioni ambientali e sugli adempimenti in materia di sicurezza che hanno contribuito all’apertura di un’inchiesta con il sequestro dell’azienda”. 

Strage alla Esplodenti Sabino, 3 vittime

La Esplodenti Sabino è un’azienda che si occupa di disarmare munizioni ed esplosivi e lo fa – come segnala Massimo Alberti di Radio Popolare – anche per conto di Nato ed Esercito italiano. Si trova in provincia di Chieti, a Casalbordino, dove impiega un centinaio di persone. L’esplosione è accaduta intorno mezzogiorno ed ha scosso tutta l’area. I 3 morti si chiamano Giulio RomanoGianluca De Santis e Fernando Di Nella. L’azienda ha parlato di “incidente inspiegabile”.

L’azienda non è nuova a queste tragedie: nella stessa fabbrica nel 1992 era morto il 48enne Bruno Molisani, ucciso dall’innesco di una spoletta; e nel 2009 due persone rimasero ferite gravemente in un’esplosione.

Nel dicembre del 2020, in un altro incidente nella stessa azienda di Contrada Termini, persero la vita tre operai.

Acerbo: “Politica responsabile”

La notizia di un nuovo incidente alla Sabino Esplodenti con tre morti mi riempie di indignazione e rabbia. Dopo circa un mese dall’esplosione del 21 dicembre 2020 che causò la morte di tre operai io e Augusto De Sanctis presentammo tre corposi esposti alla Procura della Repubblica di Vasto per segnalare una serie di incongruenze sulle autorizzazioni ambientali e sugli adempimenti in materia di sicurezza che hanno contribuito all’apertura di un’inchiesta con il sequestro dell’azienda.

È pazzesco che con un processo imminente sulla precedente strage sia stata sciaguratamente consentita la riapertura con una procedura semplificata. La Regione Abruzzo ha persino deciso di non assoggettarla alla procedura di VIA fermandosi al mero screening, nonostante puntuali osservazioni di associazioni e della stessa Provincia di Chieti in cui si sollevavano pesanti questioni a cui non è stata neanche data risposta.

Avevamo già denunciato la colpevole negligenza di tutte le autorità competenti, dalla prefettura al comune, per uno stabilimento che è classificato ad alto rischio sulla base della Direttiva Seveso ma è incredibile che si sia consentito di riprendere l’attività.

Per dire, poco fa sono andato a controllare i siti WEB istituzionali di Prefettura e Comune e non sono riuscito a trovare l’obbligatorio Piano di Emergenza Esterno che tutti i cittadini dovrebbero conoscere in caso di criticità. Un documento fondamentale, che la Prefettura deve predisporre, da rinnovare e aggiornare ogni tre anni tanto è importante. Tra l’altro mi pongo una domanda: esiste? Ricordo che anche tre anni fa avevamo riscontrato e segnalato questa assenza.

Ci evitino lacrime di coccodrillo e comunicati di cordoglio la giunta, i partiti presenti in Consiglio regionale e i parlamentari abruzzesi che non hanno fatto nulla in questi anni o che magari si sono anche attivati per la riapertura. Politica e istituzioni sono corresponsabili di questa strage.

 

Di Maurizio Acerbo, da

14 Settembre 2023