LA TRIPLICE ALLEANZA CHE SPAVENTA L’OCCIDENTE E L’EUROPA ALLE “SFIDE EPOCALI”

DI ENNIO REMONDINO

 

 

I legami ormai consolidati tra Russia, Cina e Corea del Nord aprono inquietanti interrogativi nella comunità internazionale. Un altro capitolo delle guerre per procura. Mentre l’Europa, con Ursula von der Leyen che all’assemblea parlamentare di Strasburgo, parla di ‘chiamata della storia’, preannuncia importantissime decisioni politiche, ma scalda pochi cuori, come denuncia Avvenire.

Partiamo dalla Siberia

Mentre Kim è accolto trionfalmente a Vladivostok, Mao Ning, portavoce del ministero cinese degli Esteri fuga ogni dubbio: l’asse fra Putin e Kim gode anche della benedizione di Xi Jinping. «La Cina sta lavorando per approfondire la cooperazione con la Corea del Nord in vari campi», ha anticipato avant’ieri il Mao minore. «È il tramonto delle Nazioni Unite e il preludio a una nuova era. Dietro le quinte dell’orribile guerra d’Ucraina, si stanno rimescolando le pedine della scacchiera mondiale, con un’unica certezza: come nel 1950-1953, la triplice Corea del Nord-Russia-Cina si mostra spavalda nel contrapporsi con ogni mezzo all’Occidente». Dichiarazioni da paura, anche a farci la tara dell’enfasi politico diplomatica del momento, come rileva Francesco Palmas.

Mosca, Pechino, Pyongyang

Il 27 luglio, parata militare della festa nazionale nordcoreana, gli unici invitati stranieri erano il ministro russo della Difesa e Li Hingzhong, esponente di punta del comitato centrale del partito comunista cinese. La Corea dei Kim, nell’ultimo anno ha già sparato un numero record di missili (+25%), riuscendo a sopravvivere a un embargo durissimo e nuove sanzioni grazie ai veti che paralizzano l’Onu. La Corea del Nord ha relazioni diplomatiche con più di 150 Paesi e, più che da Mosca e da Pechino, riceve tecnologie missilistico-nucleari da Teheran e Islamabad, che un’altra novità di quel mondo vario e vasto che vuole essere sempre meno ‘occidentale’.

Le astuzie cinesi

Le munizioni coreane verso Mosca viaggerebbero via terra verso Vladivostok e, da qui al fronte ucraino, sui vagoni della mitica transiberiana. Percorso tortuoso ad escludere ogni imbarazzo diplomatico per Pechino. Kim despota sempre meno caricaturale e sempre più minaccioso serve a Mosca e «giova anche a Xi, irritato per le nostre ingerenze nel mar Cinese meridionale e per quella Nato asiatica in gestazione», insiste Palmas. Una diga che gli americani, frenati per ora solo da Parigi, stanno imbastendo alle porte dell’Impero di mezzo. E la Corea di Kim è una spina nel fianco intorno a cui ruotano anche l’Asia centrale e fette intere di sud mondiale. «È il potere globale che si ridistribuisce, a detrimento dell’Occidente, vero perdente delle manovre in corso».

Algida Europa di troppe obbedienze

La retorica delle scelte epocali usata dalla presiedente della Commissione che, come denuncia Andrea Lavazza, «sembra destinata a non riscaldare i cuori di molti cittadini». Eppure le decisioni da prendere sono importantissime. «La guerra in Ucraina, la crisi climatica, le disuguaglianze economiche, le migrazioni, la concorrenza su vari piani di Paesi extra Ue ci mettono di fronte a sfide non comuni, che richiedono un’azione coordinata ed efficace. Qualcosa che i singoli Stati non sono obiettivamente nella condizione di fare». Ma il problema è che le voci sulle istituzioni Ue e sulla loro azione sono eufemisticamente ‘discordanti’. Classe vivace durante l’intervallo.

Euroscetticismo a crescere

Europa troppo grande o troppo piccola (e non solo come dimensione). Uno spazio che si è andato allargando e ora si vorrebbe presto esteso ai Balcani occidentali e all’Ucraina. Con la caduta dei regimi comunisti e la dissoluzione dell’Urss doveva essere la vigilia della ‘fine della storia’, ma la storia si è semplicemente spostata oltre il Vecchio Continente. L’Europa mercanteggia sul Covid e alla fine si salva, ma affonda con i barconi carichi di migranti destinati ad aumentare sulle nostre coste. Sul riscaldamento globale e la difesa dell’ambiente, la rottura è totale, con spinte divaricanti a incasso politico del momento e a misura dell’attuale classe politica. «Ma se lasciassimo le cose come stanno, vedremmo sorgere un movimento critico sul versante opposto, secondo il quale non possiamo tradire i nostri figli e i nostri nipoti, ai quali consegneremmo letteralmente un deserto inabitabile», avverte Andrea Lavazza sconsolato.

Le troppe inadeguate “vie di mezzo”

“E le vie di mezzo, si sa, risultano spesso insipide e inutili, ribadisce Avvenire. «Ai leader nazionali e aspiranti guide della Ue (von der Leyen compresa) il compito di prospettare con onestà ciò che è fattibile e ciò che davvero beneficerà i propri elettori, senza ciniche derive sovraniste. Certo, una piccola patria può suscitare più entusiasmi di un’Unione di 30 e più Stati. Ma è difficile dimostrare che l’Europa di oggi, con tutti i suoi difetti, non sia il miglior esperimento politico, economico e sociale sul quale continuare a investire».

 

Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

14 Settembre 2023