TU NON LI FERMI…

CLAUDIO KHALED SER

 

Quello che si può fare, é stato fatto ed ancora si continua a fare.
Di più non si può.
Intercettare i Migranti che a piccoli gruppi si dirigono verso le coste tra Sfax e Gabes, fornire loro un aiuto immediato fatto di pane, acqua e medicinali.
Poi lasciare che seguano la loro speranza.
Una cosa dev’essere chiara : Non li fermi.
Qualunque cosa tu faccia, qualunque parola, qualsiasi stupida promessa, tu non li fermi.
Hanno in testa l’Europa, hanno fatto migliaia di kilometri per raggiungere le sponde del mare, vedono quella che per loro é una luce in fondo al tunnel.
Tu non li fermi.
Tra loro ed il sogno c’é di mezzo il mare, la possibilità di morire ma anche quella di arrivare e in quel “forse ce la faccio” c’é tutto il dramma di chi mette in gioco la propria vita per riuscirci.
Fa male vedere bambini camminare sulle pietre, seguire il gruppo in silenzio con gli occhi persi e le forze allo stremo.
Molti di loro sono soli, affidati dai genitori ad amici o semplici conoscenti che devono traghettarli verso un mondo migliore.
Hanno un’età compresa tra i cinque e i dieci anni.
Orfani di tutti gli affetti.
Chiedono a se stessi delle fatiche immense che spesso nemmeno gli adulti sopportano ma continuano a camminare sui sassi in cerca del mare.
Noi, qui, più di così non possiamo fare.
Solo guardarli partire.
Se qualcuno, nella sua aberrante logica politica, pensa di metterli in un lager, di chiuderli dietro le sbarre delle prigioni razziste, é un povero pazzo.
Il fiume migratorio non si ferma.
L’ Africa sub Sahara continuerà ad inviare i suoi figli sui sentieri della disperazione e non basteranno le guardie di confine, gli stenti, le malattie o qualsiasi altro espediente per fermarli.
Fino a quando i Paesi da cui fuggono saranno preda delle violenze, delle carestie, del “futuro zero” continueranno a scappare.
Da una morte certa ad una incerta.
Il “forse” che li tiene in vita.
Io ritornerò oggi a Tunisi, lascerò i miei amici della Mezzaluna a continuare il soccorso, ben sapendo che, nonostante l’amarezza di quella che TUTTI noi riteniamo una sconfitta, continueranno ad aiutarli a sopravvivere.
E per noi, una barca che parte, é una piccola speranza che s’avvera.
Lo so che molti di voi non saranno d’accordo, ma vederli allontanarsi la notte sul mare, con le mani giunte a pregare il loro dio, é per noi, un sospiro di sollievo.
Li abbiamo salvati dalla terra e dagli uomini.
Adesso sono nelle mani del mare.
E di chi un giorno, li accoglierà.