STUPRO DI GRUPPO A PALERMO, LE CHAT SHOCK DEL BRANCO

DI CLAUDIA SABA

“Falla ubriacare che poi ci pensiamo noi”

“Ti giuro, vero, questa è una p*ttana, ce la siamo fatta tutti, eravamo tanti, una sassolata. Eravamo un casino”.

“Ieri sera niente, se ci penso un po’ mi viene lo schifo, perché eravamo ti giuro 100 cani sopra una gatta, una cosa di questa l’avevo vista solo nei video porno. Eravamo troppi, sinceramente mi sono schifiato un po’, ma che dovevo fare? La carne è carne, gliel’ho abbagnato pure io il discorso…”

“Dopo si è sentita pure male, si toccava là sotto piegata a terra: “chiamate un’ambulanza!”, ma va, c*caci la m*nchia! L’abbiamo lasciata lì e siamo andati via…”.

“Lei era tutta ubriaca – l’amica sua l’ha lasciata sola, voleva farsi a tutti. Alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio”.

…”non voleva, faceva ‘no, basta!, ma quello che la struppiò di più”

“amunì ca ti piaci” e “che mi si sta ammosciando”.

“[…] i pugni che le davano e pure gli schiaffi…”

“Ti giuro, ci fa il p… che la testa l’aveva dentro la m…, quello gliel’ha infilata e quello che cercava di metterglielo nel…”. “Non respirava”. “Questo a cavallo, così, quella là sotto e quello così”

“Figghiò me lo mandi il video pure a me, quello di là del Foro Italico?”

“Questa non è che se ne spunta che l’avete stuprata? Stai attento a questi video” – “Ma infatti adesso li sto eliminando tutti, lo sto mandando solo a chi lo dovevo mandare perché non ne voglio sapere niente di questa storia…”.

“Non trovano niente”

“Ma compà, ve lo immaginate se spuntiamo nel telegiornale? Nel telegiornale non ci spuntiamo? Mi ammazzo figghiò, io posso scappare, me ne posso andare in Messico!” “Compà io in America, in Venezuela”

“Io me ne vado in Thailandia”.

Questi sono alcuni passaggi contenuti nelle chat dei ragazzi che hanno preso parte allo stupro di gruppo di una ragazza diciannovenne avvenuto a Palermo la sera del 4 luglio.

Sono stati trascritti e riportati oggi da molti quotidiani.

Repubblica ha fatto di più citando anche i nomi degli stupratori.

Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, R. P. diventato maggiorenne pochi giorni dopo i fatti, Elio Arnao, Christian Maronia e Samuele La Grassa.

Fatti raccontati con violenza, con la cupidigia di chi Sa perfettamente quello che sta facendo, a chi lo sta facendo e perché lo sta facendo.

È l’immagine del potere.

Perché il piacere di esercitare il potere è più forte del piacere stesso.

Forse per qualcuno queste parole potranno sembrare “troppo”.

Ma è troppo importante invece uscire dal silenzio e leggere, sentire quelle parole fino in fondo per capire tutto l’orrore che l’essere umano è capace di compiere ad un suo simile.

È troppo importante perché le risposte da dare ai nostri figli quando ci chiederanno cosa significa “cultura dello stupro, del possesso e della prevaricazione”, le risposte da dare le trovate tutte qui, senza bisogno di aggiungere altro.

Perché le spiegazioni a tutto questo scempio sono difficili da trovare.

Spiegare l’orrore che non è mai stato spezzato da un solo attimo di compassione e pietà verso quella ragazza che gridava dolore, che lo avrà espresso chissà quante volte con gli occhi terrorizzati senza capire come mai tutto quello scempio stesse capitando proprio a lei, e’ troppo difficile.

Una ragazza che aveva quasi ‘smesso di respirare’.

Ma per loro, lei, era solo un oggetto.

E gli oggetti non respirano.

Questo tipo di cultura si può combattere solo prendendo consapevolezza di quello che realmente ‘è’.

Potere, niente altro che il potere sopra ogni cosa.

Sopra le cose.

Sopra ogni donna, un giocattolo da rompere e poi disfarsene.