C’ERA UNA VOLTA IL NATALE, SEMPLICE E SINCERO

DI CLAUDIA SABA

 

 

Me ne sto qui seduta dietro i vetri appannati di una finestra che guarda un cielo pieno di ricordi.
Intanto giù la gente va di fretta, il semaforo rosso fa file interminabili di clacson che suonano veloci .
L’orologio del tempo mi riporta indietro, al mio Natale.
Il Natale arrivava prima, una volta.
Te lo portavi a spasso tra i pensieri che in un istante erano parole.
Fino al giorno in cui sfioravi un foglio e insieme alla maestra ne facevi promesse scritte con la penna. Le raccoglievo tutte e le tenevo strette in una busta. A casa poi, furtivamente, le nascondevo bene sotto il letto.
La mattina di Natale, rileggevo ancora per essere certa non vi fossero errori, poi la riponevo sotto il piatto di una tavola, apparecchiata di rosso per le feste.
Restavo in ansia fino all’ora in cui, tutti seduti a tavola, mio padre alzava il piatto e iniziava la lettura.
“Cari genitori, per questo Natale auguro tutto il bene del mondo a voi e a tutti i bambini poveri.
Vi prometto di essere più buona e di obbedirvi sempre. Spero che Babbo Natale porti pace a tutti e che nessuno oggi resti solo”.
Applausi per poche e semplici parole che a me però facevano arrossire. Poi abbracci e tante promesse che avrei di certo rispettato.
Si, perché il Natale era questo un tempo.
Una letterina sotto al piatto di una tavola in festa e occhi lucidi che guardavano altri occhi.
E quando alzavo il mio piatto non mancavano mai le mille lire, che un tempo, erano proprio mille lire. Promesse fatte di risposte senza bisogno di parole.
Era proprio questo il Natale.
Lento come il nostro tempo.
La gioia di sedersi intorno a un tavolo con la speranza di un abbraccio, un bacio, di facce piene di sorrisi senza ipocrisie.
Non c’era l’albero pieno di regali e non c’era nemmeno il presepe. Solo una stella di Natale a illuminarci dentro.
Musica e poesia di tempi andati.
Fuori c’è fretta adesso.
Il caos infrange vetri e spazza via il passato.