IL GENIO, OGGI

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

Uno dei nostri eroi contemporanei, lo statista sopraffino Francesco Lollobrigida, parlando del caro prezzi che sta lasciando a casa molti italiani, ha sentenziato: “dobbiamo spiegare che la qualità si paga. Quindi quando uno paga un po’ di più è perché ha di più”.

Io, che faticavo a capire il perché la gente li avesse votati, d’un tratto ho avuto la folgorazione: li ha votati perché sono dei geni.
Sì perché solo la mente eccelsa di un genio poteva partorire un’intuizione come questa.
Adesso è tutto chiaro.
Ora però, a voler essere un po’ sospettosi, una dichiarazione del genere denota un’arroganza che si era vista di rado sui quei palcoscenici e quanto da lui orato si potrebbe perfino leggere così:
“Cari albergatori, ma anche cari affittatori abusivi, ristoratori, titolari di bagni, baristi… tutti voi che avete a che fare con i turisti, dategli gas. Chi viene in vacanza vuol dire che ha da spendere e i pezzenti resteranno a casa e chissenfrega. E non fate tanto i precisini, scontrini, ricevute… tirate pure via, che tanto mica stiamo lì a rompervi troppo i coglioni”.
E’ una lettura un po’ maliziosa, me ne rendo conto, ma parrebbe del tutto legittima visto quello che stanno facendo e qual è il loro elettorato di riferimento.
Ma io non voglio pensare male, perciò prendo per buono quello che ha detto.
Quindi la qualità si paga.
Bene. Giusto.
E’ un concetto condivisibile.
Non per il caro vacanze, perché lì si tratta solo di speculazione alimentata e incentivata ad arte, più o meno esplicitamente, da un governo complice, ma in linea di principio sono d’accordo: la qualità si paga.
Ora però vorrei chiedere al ministro, che già a scrivere questa sua definizione mi trema la mano, visto che io vedo solo strafottenti, incapaci arruffoni e bugiardi che trascineranno questo Paese dentro l’incubo peggiore di sempre, quale sarebbe, sua grazia, la qualità del vostro governo?
Quanto dovremmo pagarla?
Quanto dovremmo pagarvi?
E quanto invece ci costerete?
————–
Per ribadire poi che la vita è una merda, in un testa coda che sarebbe stato troppo anche per Sandro Munari, voglio ricordare Gino Strada, a due anni dalla sua morte.
Un dolore che non si spegne, e ad alimentarlo c’è il vero cancro di questo Paese: l’ipocrisia di quelli, molti, troppi, che hanno finto di piangerlo ma in realtà, a giudicare da come hanno fatto in fretta a dimenticarlo, non vedevano l’ora che se ne andasse.
Come è successo e succederà per Michela Murgia.
Ancora un saluto, e un grazie, ad entrambi.
Essere belle persone è ormai diventata una colpa, ma dobbiamo continuare a credere che ne valga la pena.
.
immagine da huffington post