SEMPRE PIU’ STRITOLATI DALLE BANCHE CENTRALI

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

“Il timore, serio, è che la misura sugli extraprofitti delle banche possa trasformarsi in un boomerang politico e ed economico-finanziario. Non tanto per i 9 miliardi bruciati nel mercato azionario in un solo giorno e tutti nel settore bancario e solo in minima parte recuperati ieri. Ma perché una decisione del genere può costituire un precedente enorme per gli investitori stranieri. E Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno di questi investitori per sostenere il nostro debito pubblico una volta finiti i bazooka e gli acquisti programmati della Bce. “l’Italia colpisce le banche con una inaspettata tassa sui profitti inaspettati”.
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Titolava martedì il Financial Times che in certi ambienti è la Bibbia. “Errore da bocciatura” ha detto l’economista Giavazzi.
Questo il commento della querula Claudia Fusani che pare non abbia capito granché ma sia acuta sostenitrice di dottrine obsolete e fallimentari.
Non esiste un timore serio, esistono fantasmi.
Gioverà ricordare che la BCE ha già smesso di acquistare i nostri titoli e che uno dei peggiori segreti dell’economia è l’inesistenza di una teoria economica univoca e utile a spiegare i risultati dell’economia reale, ovvero la matrioska di crisi economiche di cui questa è l’ennesima. Perciò parlare di Bibbia è roba da deficienti oppure bugiardi matricolati. I miliardi non si bruciano ma passano da una banca all’altra e in tutto ciò è risibile la diffusa pronazione a divinità dello stampo di Draghi; tecnici che girano manopole e raccontano, per esempio, che aumentare salari provoca l’aumento dei prezzi al consumo e quindi inflazione.
In un’ altra prospettiva invece i prezzi aumentano perché le imprese, nel nostro sistema, vogliono mantenere i medesimi profitti in ogni condizione di mercato.
Però bisognerebbe essere chiari: le banche possono contrarre o dilatare il mercato col gioco dei tassi di interesse. Ovvero: se il denaro costa di più, per mantenere lo stesso profitto e anzi aumentarlo come nel caso delle imprese dell’energia, si quadruplicano i prezzi a parità di salari. Invero miliardi di cittadini pagano l’inflazione che non provocano ma subiscono.
Nell’economia reale in regime capitalista vige un principio evidente e negato: cittadini pagano costi finché l’economia non si avvicina a quel limite recessivo che obbliga la banche centrali ad abbassare i tassi affinché il mercato si mobiliti un’altra volta.
L’impresa, in special modo italiana, nel frattempo compensa i costi con profitti da lavoro sottopagato. E’ ovvio che da noi il salario minimo diventi tabù.
Nel caso delle banche non c’è lavoro dietro l’extraprofitto: Lagarde scimmiotta la Fed, gira la manopola et voilà, il denaro costa di più e le banche guadagnano miliardi. Da dove vengono questi miliardi? Da miliardi di cittadini e imprese che pagano interessi raddoppiati oppure triplicati su mutui, affidamenti bancari, prezzi e prestiti al consumo e alle imprese dosati col contagocce. Perciò le banche possiedono capitali enormi ma inutili perché in un mercato fatiscente non produrranno interessi.
Ma guardate, pure in tempi di crisi come questo ci si accontenta degli extraricavi miliardari ottenuti con l’innalzamento dei tassi. Credo i cittadini non abbiano idea della quantità di denaro drenato dalle loro tasche quando una banca centrale aumenta i tassi anche solo di un quarto di punto; ma prova a tassare questi ricavi e ottieni il dibattito demenziale di questi giorni.
Lagarde, in linea con le teorie raccapriccianti di sopra, non racconta di ricavi bancari miliardari ma della necessità di abbattere l’inflazione, una menzogna. Aumentare o abbassare i tassi congela e scongela il mercato a seconda di quanto denaro occorra per mantenere i cittadini in condizioni di crescente povertà. Il che col tempo si è tradotto in primis nella perdita di sovranità nazionale travalicata da quella finanziaria. Il corollario è l’abbattimento del diritto a quella vita dignitosa, supportata da servizi pubblici, per cui decantate istituzioni democratiche vogliono convincerci, mentre ci spellano vivi, che l’Italia e l’Europa siano il paradiso terrestre in cui investitori internazionali santificati ci salvano dall’inferno finanziario ove viviamo almeno dal 2008.