ITALICUS

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

4 agosto 1974 nella carrozza 5 dell’espresso Roma-Monaco di Baviera Italicus esplode una bomba nel tratto San Benedetto Val di Sambro, poco prima dell’arrivo a Bologna.

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Una carneficina: 12 morti e 48 feriti.
Autori: i fascisti in combutta con P2 e pezzi dei servizi segreti. I soliti noti.
La rivendicazione:
“Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti”
Ma per i Tribunali italiani nessuno è colpevole.
Gli imputati, appartenenti a gruppi dell’estremismo di destra aretino, furono dapprima assolti per insufficienza di prove, poi condannati in grado di appello e, infine, definitivamente assolti nel 1993.
Le indagini – intralciate dagli immancabili depistaggi – si indirizzarono in direzione del Fronte nazionale rivoluzionario, di Mario Tuti, un gruppo neofascista attivo in Toscana che teorizzava il ricorso alle stragi contro civili inermi per creare le condizioni per un intervento delle Forze Armate e di conseguenza per lo scoppio di una guerra civile.
Retroscena:
Aldo Moro (Min.Esteri nel 1974) doveva salire sul treno per andare in Alto Adige, poco prima fu “caldamente invitato” a scendere per firmare alcuni documenti (come racconta nel 2004 la figlia Maria Fida).
Pochi mesi prima, il 28 maggio 1974, si era consumata un’altra strage in piazza della Loggia a Brescia.
La strage sul treno Italicus si inquadra perciò in quella che passerà alla storia come “strategia della tensione”: destabilizzare per stabilizzare. Un progetto autoritario da oltre un quinquennio in gestazione.
Al punto che nel 1974 il ministro della Difesa Mario Tanassi fu costretto a rispondere alle numerose interrogazioni parlamentari che chiedevano chiarezza sugli allarmi circa l’imminenza di un colpo di Stato.

Claudio Lolli

“Agosto. Improvviso si sente
un odore di brace.
Qualcosa che brucia nel sangue
e non ti lascia in pace,
un pugno di rabbia che ha il suono tremendo
di un vecchio boato:
qualcosa che urla, che esplode,
qualcosa che crolla.
Un treno è saltato”.