WAGNER, TOCCATA E FUGA. DIETRO FRONT E DIETRO IL FRONTE

DI ENNIO REMONDINO

 

 

Contrordine. Dopo una giornata convulsa in cui la Russia è sembrata precipitare nella guerra civile, il capo dei mercenari Wagner Prigozhin ferma la sua ‘marcia della giustizia’ a 200 km da Mosca. Delusione a Kiev. Ma i problemi interni alla Russia restano aperti, e tutti ancora da investigare. New York Times: «Usa informati da giorni dei piani di Prigozhin».

Il giorno più lungo per Vladimir Putin

«Marcia della giustizia» a cercare di dare una intenzione alta ad un golpe d’azzardo da parte del miliardario della guerra Evgenij Prigozhin, un pessimo giorno per la Russia contemporanea, anche se concluso con un apparente ‘lieto fine’ di cui ora dovremo cercare di capire, noi e i russi stessi, la portata e le conseguenze. I fatti noti e quasi certi. Nella notte di giovedì, l’oligarca della guerra ha raggruppato le sue forze -25 mila combattenti armati pronti alla rivolta?-, affermando di voler colpire e cacciare «i traditori» a capo del Ministero della Difesa responsabili della pessima condotta della guerra in Ucraina, e di attacchi denunciati contro i suoi della compagnia Wagner.

Prime reazioni e primi dubbi

Mentre Prigozhin si rivolgeva ai militari regolari russi incitandoli all’ammutinamento, la prima reazione di Mosca è apparsa esitante sulla fedeltà delle forze di sicurezza di fronte alla sfida. Nessuno attorno al Cremlino davvero sapeva cosa stava montando dentro il corpo multiforme e non certo impenetrabile di quei battaglioni di mercenari? Servizi segreti, Fsb o GRU militare distratti? Difficile crederlo visto che persino gli americani sapevano. Lo scrive il New York Times citando fonti dell’intelligence. I responsabili della sicurezza nazionale Usa avvertiti già mercoledì scorso che Prigozhin si stava preparando ad agire.

“La loro preoccupazione immediata era come questo avrebbe influenzato il controllo di Mosca sul suo arsenale di armi nucleari. Le paura di una intera giornata per tutto il resto del mondo”.

La risposta del Cremlino

L’Fsb e la recente Rosgvardija, la Guardia nazionale creata da Putin blindano i palazzi del potere a Mosca e a San Pietroburgo. Posti di blocco vengono allestiti dalle varie branche dell’apparato di sicurezza russo. Si vuole evitare lo scontro, guerra civile tra russi. E mentre Putin parla alla nazione definendo i rivoltosi «Traditori delle Patria» -condanna assoluta-, iniziano i tentativi per far desistere Prigozhin. Il primo viene dal generale Surovikin, a lungo considerato un sodale del capo popolo ribelle, che lo esorta a «fermare le colonne». Il rischio che lo stesso Putin cita più volte, di una Russia sull’orlo di un caos comparabile a quello della guerra civile dall’Ottobre del 1917 di cui oggi stesso vi parleremo meglio.

Prigozhin novello Pugaciov

Prigozhin, come un novello Pugaciov che nel 1773 fu sul punto di rovesciare Caterina la grande -cita Fabrizio Vielmini-, prova a scatenare l’ammutinamento o la diserzione delle forza armate di leva russe, calcando la mano sulla perdite al fronte e sugli errori strategici e tattici dei vertici militari nel condurre la guerra in Ucraina. Elemento in parte noti e reali, e libera interpretazione a forzare la ‘difesa avversaria’. «Ci arrivano messaggi di sostegno dalle truppe, ci incitano a regolare i conti a fargliela finalmente pagare, a chi ci ha mandato al massacro».

La marcia su Mosca

Il pomeriggio sembra l’avvio dell’incubo guerra civile, con la Wagner in movimento verso Mosca, l’abbattimento di un elicottero dell’esercito e perdite subite dai miliziani in scontri a posti di blocco e persino movimenti di unità cecene verso Rostov, caposaldo militare russo chiave sul fronte ucraino, che raccontano diviso fra i pro-Wagner e le unità fedeli a Mosca. Il rischio concreto della formazione di gruppi a livello locale pronti ad unirsi alla ribellione o a rispondere all’appello di Putin.

Colpo di scena Lukashenko

Col mondo in fibrillazione per timori sulla sicurezza dell’arsenale nucleare, ed un eccesso di festeggiamenti ucraini, il colpo di scena. Prigozhin, intorno alle 20 ore italiane, pubblica un messaggio audio in cui annuncia di aver dato l’ordine di riportare i convogli nelle sue basi «per evitare uno spargimento di sangue russo». L’annuncio conferma quello fatto pochi minuti prima dal presidente bielorusso Aleksander Lukashenko, secondo cui Prigozhin aveva accettato di fermare l’avanzata dei suoi uomini in direzione di Mosca. «Siamo arrivati a 200 chilometri da Mosca senza versare una goccia di sangue. Ora che per continuare dovremmo versarne, per senso di responsabilità facciamo invertire la rotta ai nostri convogli e facciamo ritorno alle nostre basi».

“E la Wagner torna nei campi base, «secondo i piani». La promessa di immunità penale assieme al loro leader. Forse. Ma intanto Prigozhin, per prudenza, sembra essersi trasferito in Bielorussia, ammettendo sia vero e che Minsk sia un luogo per lui più sicuro della Russia”.

Alla fine i nodi vengono al pettine

«Putin con l’aggressione all’Ucraina non ha realizzato alcuno degli obiettivi che voleva acquisire; se non l’avesse fatta, invece avrebbe potuto continuare a pretendere la neutralità di Kiev rispetto alla Nato e la sicurezza delle popolazioni filorusse e russe del Donbass», il commento di Tommaso Di Francesco sul Manifesto. Che aggiunge altre importanti considerazioni.

Gli accordi traditi di Minsk

«Certo che c’era ‘l’abbaiare della Nato’, con una diffusa cintura di basi e presenze militari di quell’allargamento a Est che segna ancora un limite provocatorio. Ma la crisi durava da otto anni con la guerra civile in Ucraina e poteva rientrare in una nuova trattativa internazionale che, pur falliti i vari accordi di Minsk, poteva, doveva essere riattivata». La risposta di una guerra d’invasione ad una guerra civile interna già  testimoniato dal fallimento sovietico in Afghanistan negli Anni ’70.

Il paragone col 1917

«Il paragone tra Prigozhin – uomo corrotto legato a filo doppio al potere degli oligarchi, ricchissimo e diventato teorico dei golpe militari in Africa con le scorribande della Wagner – e Lenin e quello della Brigata Wagner con i bolscevichi è una bestemmia».

NATO, irresponsabile compiacimento

«Adesso nelle sedi Nato e occidentali c’è, insieme ad un irresponsabile compiacimento, anche una profonda preoccupazione. Resta infatti da chiedersi se tutto questo fermerà la guerra in Ucraina o, visti gli sviluppi, la allargherà com’è più credibile».

“Il soccorso chiesto da Mosca alla Comunità degli Stati indipendenti: la Bielorussia di Lukascenko già coinvolta, l’Uzbekistan e il Kazakhistan aiutati da Putin a risolvere una rivolta interna, e il delicato fronte della Moldavia con dentro la Transnistria russa. Oltre alla minacciosa la questione delle questioni. L’arma nucleare”.

 

Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

25 Giugno 2023