L’ARRESTO ANCORA SIMBOLICO DI TRUMP A MIAMI. I SUOI ASSEDIANO LA CITTA’

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Per la seconda volta, ieri, Donald Trump è stato arrestato, stavolta a Miami, dove è incriminato per aver sottratto documenti riservati dalla Casa bianca. A suo carico ci sono 37 capi di accusa, tra cui ostruzione e conservazione illegale di informazioni sulla Difesa, associazione a delinquere, e false dichiarazioni agli inquirenti federali.
Appena due mesi fa era già comparso davanti a un tribunale, quello di Manhattan, per presunta falsificazione di documenti aziendali relativi al pagamento segreto fatto nel 2016 in favore alla pornostar Stormy Daniels.

L’ex presidente, incriminato per aver rubato file top secret

Per la seconda volta, ieri, Donald Trump arrestato, stavolta a Miami, dopo l’altrettanto formale arresto di due mesi fa a Mahhattan. Fino ad allora nessun ex presidente era mai stato arrestato e non si sapeva bene come procedere: «Ora c’è uno schema da seguire, e così anche questa volta Trump si è presentato in tribunale, si è arreso, ha dato le sue impronte digitali, è stato portato davanti al giudice che gli ha letto i capi di imputazione del rinvio a giudizio, e si è dichiarato innocente», il racconto puntuale di Marina Catucci.

Pesanti accuse federali

Le differenze questa volta sono svariate, rileva il Manifesto. La prima è che questa volta le accuse non sono statali, ma federali. Poi che a Miami davanti al magistrato John Goodman, Trump non è comparso da solo, e per lui sono guai, con un coimputato testimone. Personaggio interessante: «Walt Nauta, 40enne ex militare della marina Usa, che è riuscito a scalare i ranghi della corte di Trump fino a diventare il suo più fedele assistente, riuscendo comunque a rimanere invisibile, fino a quando le telecamere di sicurezza di Mar-A-Lago lo hanno ripreso mentre spostava casse di documenti riservati da una stanza ad un’altra».

La tifoseria in piazza che non aiuta

Un’altra differenza segnalata sempre da Marina Catucci, è che la piazza di Miami non è liberal come quella di New York, e la città è entrata in stato di allerta già da domenica in attesa dei sostenitori di Trump. A metà mattina c’erano solo poche dozzine di manifestanti fuori dal tribunale, ma molti di più fuori dall’hotel dove l’ex presidente ha soggiornato lunedì sera. Nella folla c’era anche uno dei candidati alle primarie repubblicane, Vivek Ramaswamy, che ha tenuto un discorso promettendo che se sarà eletto presidente, darà la grazia a Trump. Scemenze elettorali.

I timori reali

Ma a creare preoccupazioni reali è l’arrivo a Miami degli esponenti dei gruppi di estrema destra Proud Boys, e le milizie degli Oath Keepers, i cui leader sono stati condannati per l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. I ‘Villain City Proud Boys’ di Miami, poco prima dell’arrivo di Trump, hanno pubblicato un video sul loro sito dove si vede l’ex presidente affermare che «o vincono i comunisti o distruggiamo i comunisti». Vista la situazione potenzialmente esplosiva e in previsione di una folla di 50.000 sostenitori a cui Trump ha chiesto di accorrere per sostenerlo, le autorità di Miami deciso misure di sicurezza eccezionali.

Avvocato spregiudicato cercasi

L’appello di Trump ai suoi sostenitori è arrivato mentre il suo team cercava di trovargli un avvocato qualificato della Florida disposto a unirsi alla squadra di difesa, dopo che la scorsa settimana due dei suoi legali che si occupavano del caso si sono dimessi. Ma perfino in Florida è difficile trovare qualcuno disposto ad occuparsi del caso, nonostante per il processo sia stata nominata la giudice filo trumpiana Aileen Cannon. Subito dopo il ritrovamento dei documenti da parte dell’Fbi, la giudice Cannon si era pronunciata in favore di Trump con una decisione poi bocciata dalla corte d’appello, e sarà lei a supervisionare e decidere sulla pertinenza dei documenti e dei testimoni per questo processo, e soprattutto a dettare i tempi del processo, la selezione dei giurati e quali prove potranno essere presentate alla giuria.

L’Amerika “MAGA” e minacciosa

La folla arrivata a Miami con bandiere, cappellini e striscioni pro Trump mostra quanto il ‘mondo Maga’, Make America Great Again (Facciamo l’America di nuovo grande), sia in fermento. La repubblicana di estrema destra Kari Lake, ha ricordato ai suoi colleghi di partito che i seguaci dell’ex presidente possiedono armi. «Se vuoi arrivare al presidente, dovrai passare attraverso di me e i 75 milioni di americani come me. Siamo quasi tutti membri tesserati dell’Nra (La National Rifle Association. Non è una minaccia, è un annuncio di servizio pubblico».

 

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AVEVAMO DETTO

 

Articolo dalla redazione di

14 Giugno 2023