AUGURI A KAREEM ABDUL JABBAR, MITO DEL BASKET AMERICANO

DI ENZO PALIOTTI

 

Festeggiamo oggi il Compleanno di un mito dello sport, Kareem Abdul Jabbar, leggenda della NBA, inventore del “gancio cielo”, sky hook, impossibile da stoppare.

Protagonista degli anni 70/80 con i Milwaukee Bucks prima e i Los Angeles Lakers dopo dove, insieme ad un altro “mito” Magic Johnson deliziò le platee di tutto il mondo con lo “show time”, così venivano definite le partite dei Lakers.

Ferdinand Lew Alcindor, nacque a New York il 16 Aprile 1947 e nel 1971 scelse di chiamarsi Kareem Abdul Jabbar a seguito della  conversione alla religione dell’Islam.  In 20 anni di NBA Kareem, con le uniche due squadre nelle quali giocò, Milwaukee Bucks e Los Angeles Lakers, raggiunse i playoff 18 volte, le finali 10 volte conquistando 6 titoli NBA (1971, 1980, 1982, 1985, 1987, 1988). Kareem è l’unico giocatore ad aver vinto 6 MVP della regular season (1971, 1972, 1974, 1976, 1977, 1980), 3 con i Bucks e 3 con i Lakers. È stato nominato 2 volte MVP delle Finali (1971, 1985). È stato selezionato 19 volte per l’All-Star Game (record condiviso con LeBron James) e inserito 15 volte negli All-NBA Team e 11 volte negli All-Defensive Team. Per più di 30 anni è stato il recordman dei realizzatori della lega americana, record battuto quest’anno da LeBron James, attuale leader dei Lakers. (Fonte Wikipedia).

Kareem non si è imposto solo sul campo, è noto a tutti il suo impegno sociale, la sua lotta per i diritti degli afroamericani, al fianco di personaggi mitici come Mohamed Alì, al seguito di Malcom X e Martin Luther King.

Kareem ha lottato per anni e sconfitta una leucemia fulminante, quella la sua più grande vittoria.

I Lakers hanno ritirato la sua maglia numero 33, nel 2012 gli hanno dedicato una statua all’ingresso del Forum, oggi Staples Center, campo di gioco della squadra californiana e la lega lo ha inserito nella Hall of Fame del Basket che celebra i campioni ogni tempo di questo sport.

Auguri ancora campione e grazie per i tuoi “show time” che ci hanno fatti stare svegli nelle notti delle finali, anni ‘80, contro i Boston Celtics con le impagabili telecronache di Dan Peterson.