MANOVRA FINANZIARIA. PREVISTO A TARDA NOTTE IL VOTO FINALE IN AULA

DI VIRGINIA MURRU

 

Siamo agli ultimi ritocchi per il Bilancio di previsione dello Stato, anno finanziario 2023, e bilancio pluriennale per il triennio 2023/25. Arriva nel tardo pomeriggio nell’Aula della Camera, la richiesta di fiducia da parte dell’esecutivo, e tuttavia i tempi sono stretti. Intorno alle 19 sono iniziate le dichiarazioni di voto, alle quali seguirà alle 20:30 la votazione, con chiama per appello nominale sulla questione fiducia, e approvazione senza emendamenti.

Il voto finale sul provvedimento, dopo una seduta fiume, tra conferenze dei capigruppo, è previsto che si svolgerà a tarda notte. Il voto finale in Senato con la consapevolezza che mancano 5 giorni per evitare l’esercizio provvisorio.

La manovra, specialmente nel corso degli ultimi dieci giorni, è stata fortemente contestata dalle opposizioni. Secondo il leader del M5s, Giuseppe Conte, ci sono interventi chiave che porteranno il Paese sull’orlo della recessione. Com’è noto, il Movimento con aspre dichiarazioni, rifiuta i tagli apportati al Reddito di Cittadinanza, che i partiti di destra, del resto, non hanno mai approvato.

Conte ha definito la ‘situazione grave e indecente, il governo non permette un confronto sulla manovra, e pertanto abbiamo deciso di presidiare l’Aula..”

Secondo le opposizioni ‘il governo non ha la dovuta competenza e agisce con approssimazione.” Gli spunti di critica sono tanti, la manovra finanziaria, in definitiva, secondo gli avversari politici dell’esecutivo, è simile ad un abito su misura confezionato da sarti senza mestiere.

La manovra è stata ‘rimandata’ in Commissione Bilancio in Aula, dalla Ragioneria generale dello Stato, i cui tecnici hanno chiesto 44 interventi, nonché lo stralcio della norma che prevede 450 milioni per i Comuni, che si ritiene priva di coperture.

La legge di Bilancio per il 2023 prevede misure espansive pari a 35 mld, al netto degli effetti fiscali riconducibili alle stesse misure, e coperture equivalenti a 14 mld. Secondo il quadro tendenziale ci sono pertanto 21,1 mld di maggiore deficit.

Circa il 60% delle misure espansive, ossia 20,2 mld, andrebbe ad interventi volti al contrasto dei costi energetici, lievitati oltre ogni previsione. Il 12%, ovvero 4,2 mld vanno a finanziare il taglio del cuneo fiscale, già introdotto dal precedente esecutivo. Infine, i restanti 10,6 mld sono destinati a finanziare una lunga serie di interventi, tra i quali la tregua fiscale e la flat tax per il lavoro autonomo.

Un importante intervento concernente le coperture, è l’innalzamento dell’aliquota sugli extra profitti delle imprese energetiche, al 50%, mentre nel prossimo biennio si darà corso alla riduzione dell’indicizzazione all’inflazione che interessa i trattamenti pensionistici superiori di quattro volte il minimo.

Una triste verità,  emersa durante i lavori sulla finanziaria, riguarda la difficoltà al reperimento delle risorse (per contingenze che si presenteranno nel prossimo anno finanziario), ed è stato a più riprese rimarcato dal titolare del Mef, Georgetti, e dalla premier Meloni.

L’approccio di prudenza del nuovo esecutivo ai conti dello Stato è in qualche modo giustificabile, data la congiuntura e l’intento di contenere il debito pubblico e il suo rapporto col Pil, nonché l’obiettivo di una riduzione progressiva del deficit.

Nonostante i criteri di prudenza sulla manovra finanziaria 2023, non c’è alcuna garanzia che proprio nel corso del prossimo anno si evitino scostamenti di bilancio. Il contesto macroeconomico e di finanza pubblica nel quale si inserisce il DDL è quello che riguarda il Documento Programmatico di Bilancio, in cui si prevede una crescita del Pil reale intorno al 3,7% per l’anno in corso, e dello 0,6% per il 2023.

Il deficit si stima al 5,6% per l’anno in corso e ci sarà una contrazione nel prossimo, intorno al 4,5%, il che significa che si potranno rendere disponibili, nei confronti del deficit tendenziale, 21,9 mld di euro con destinazione a varie misure della manovra. In previsione un calo del rapporto debito/Pil, che passerà da 145,7 dell’anno in corso, a 144,6 nel nuovo anno ormai alle porte.

Fra i diversi interventi previsti per le regioni, la Calabria beneficerà di 440 milioni, in 4 anni, per rischi idraulici e idrogeologici.