COLNAGO, UNA FAVOLA SU DUE RUOTE

DI MARINO BARTOLETTI

 

 

Quella di Ernesto Colnago che cos’altro è se non una favola meravigliosa (per quanto intinta nel sacrificio, nella concretezza e soprattutto nella genialità)?
Oggi l’uomo che ha rivoluzionato la bicicletta – novant’anni (abbondanti) di grinta e di entusiasmo – ha voluto incontrare gli amici di una vita (e soprattutto i “suoi” corridori) per fare un annuncio importante: e cioè la nascita de “La collezione”: ovvero del nuovo spazio-museo che inaugurerà il 18 dicembre e che aprirà gratuitamente a tutti gli appassionati che lo vorranno visitare. La sede sarà a Cambiago dove tutto nacque quasi settant’anni fa.
Ha scelto il 25 novembre perché fu in quella stessa data del 1945, in un’Italia apparentemente senza domani, che cominciò ufficialmente a lavorare come apprendista saldatore alla fabbrica di biciclette “Gloria” di Milano (un nome che diceva già tutto): dovette mentire sulla sua età, perché non aveva ancora i quattordici anni necessari. Al suo fianco trovò un altro garzone che – per nostra fortuna – avrebbe smesso presto di fare quel mestiere: si chiamava Gian Maria Volontè.
Suo padre contadino, per consentirgli di allestire la prima “bottega” vagamente degna di questo nome, abbattè il vecchio gelso del campo, con cui venne costruito il bancone dell’officina.
La “favola” è talmente lunga che è impossibile riassumerla. Ad un certo punto, avendo preso coscienza della sua bravura di meccanico decise di non farsi più pagare in denaro dal “padrone”, ma in materiale per costruire biciclette: e finì col realizzarne di talmente belle che una sua creatura fu già portata al successo (da Arienti) alle Olimpiadi di Roma del 1960. Nel mezzo Magni, Nencini, i primi Giri vinti… E poi Merckx, Motta, Saronni, Bettini, decine di campioni di sei decenni, via via fino a Pogacar, in un elenco che sembra un libro di fantascienza. E poi le bici per i Papi e per i re… E poi le grandi “invenzioni” che hanno rivoluzionato la storia stessa della bicicletta e che hanno costretto tutti ad imitarlo: dalla forcella dritta e non più ricurva (che gli venne suggerita da Enzo Ferrari), al telaio in carbonio (contro il sarcasmo dei concorrenti), fino ai freni a disco.
Con le bici Colnago hanno corso 250 team e oltre 6000 professionisti che hanno totalizzato 7000 vittorie, fra le quali 61 titoli mondiali, 11 ori olimpici, 18 Coppe del Mondo, 22 grandi Giri e due record dell’ora. Ha messo in sella centinaia di ragazzi che gli chiedevano una mano. A Gianni Motta disse: “Mi pagherai quando vincerai qualcosa”. Anche se poi nel titanico scontro tutto brianzolo fra i due, Gianni ha sempre “dimenticato” di dargli… le 13.000 lire mancanti per il saldo.
Il suo non sarà un museo, ma un percorso nella Storia. “E la storia – ha detto oggi Ernesto – la puoi fare solo con l’amore”