UN PAZZO

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

A volte capita che una persona apparentemente mansueta perda di colpo la testa, uccidendo i genitori, il coniuge o un figlio. Ma in alcuni casi la follia è diluita nel tempo, trasportata da un moto uniformemente accelerato fino all’evento finale.
Temo che questo sia il caso di Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, l’organizzazione marziale che negli ultimi 25 anni ha bullizzato la Russia, approfittando della sua disabilità per fagocitarsi prima tutto l’ex Patto di Varsavia, poi le russofobissime Repubbliche Baltiche, e anche qualcosa di più.
Ora quella disabilità pare completamente regredita. E uno come Putin deve aver sempre visto come qualcosa di frustrante l’approssimarsi della Nato ai confini della Russia. Fin dai tempi in cui, da giovane funzionario del Kgb, vedeva Eltsin inginocchiato al cospetto di Washington affogare nell’alcol gli interessi della Patria.
L’inserimento nella Costituzione ucraina di ben cinque articoli che guidano quel corrottissimo Paese nel percorso di assimilazione non soltanto alla UE, ma anche alla Nato, ha indotto Putin a battere i pugni sul tavolo e a dire basta. E chissà cosa deve aver provato nel sentire Porošenko dire candidamente che gli accordi di Minsk erano stati stipulati soltanto per guadagnare tempo, quindi per prenderlo per il culo.
Fu il casus belli. Per Putin, la Nato non deve entrare pure in Ucraina. Quando, dopo numerosi ultimatum, vide Washington allargare le braccia e dichiarare che l’Ucraina ha il diritto di entrarvi con l’espressione di chi parla di una costola dell’Unicef, sentì che la misura era colma.
Di qui l’invasione del 24 febbraio.
E oggi, dopo nove mesi di tensioni, più di 100 mila morti, timori di sconfinare in una guerra atomica, con le proteste di gran parte del popolo europeo che non vuole più sentir parlare di armi a Zelensky, che fa Stoltenberg?
Partorisce una conferenza stampa a Bruxelles, e riferendosi all’Ucraina dichiara che «le porte della Nato sono aperte, la Russia non ha un veto sull’ampliamento dell’Alleanza, spetta ai Paesi alleati decidere sull’adesione».
Mentre gli USA paiono sempre più orientati a commettere su Zelensky il reato di abbandono di incapace, questo esagitato incendiario, che soltanto un cultore degli eufemismi definirebbe provocatore, sfida apertamente Putin preannunciando proprio l’evento che lo ha spinto ad invadere l’Ucraina. Un pazzo.
Un pazzo che da ragazzino protestava ad Oslo contro la guerra in Vietnam, lanciando sassi contro le finestre dell’ambasciata americana.
Il suo mandato, già prorogato, scadrà il 4 febbraio. Che Dio ce la mandi buona.