Zelensky e Putin

PERCHE’ LA PROPAGANDA CELEBRA LA DISFATTA DI MOSCA

DI ANTONELLO TOMANELLI
REDAZIONE
Quando un governo decide a favore di chi schierarsi in un conflitto armato, la Propaganda interviene lungo due piani adiacenti.

Lungo il primo piano convince l’opinione pubblica che la scelta è quella giusta, occultando sia i fatti imbarazzanti che riguardano la parte da sostenere, sia le ragioni della parte da osteggiare. Si arriva così ad ignorare l’ideologia nazista che serpeggia in ampi settori della società civile ucraina, fino a lambirne le istituzioni, per operare una utile quanto temeraria equiparazione dei soldati ucraini alla nostra Resistenza; e si oblitera l’annosa questione della repressione delle minoranze russofone del Donbass ad opera di Kiev.

Nel contempo, si insiste col mantra dell’invasione di uno Stato sovrano, sottacendo la lenta ma inesorabile espansione della Nato fino ai confini della Federazione Russa.
Con un occhio diverso sui contendenti primari. Benevolo con l’istrione Zelensky, solito irrompere con il suo look marziale nei parlamenti di mezzo mondo, fino a esibirsi persino alla mostra internazionale del cinema di Venezia. Implacabile nel ricercare sul pacato Putin il segno di una malattia terminale.

Lungo il secondo piano si rappresenta l’andamento del conflitto, privilegiando una narrazione favorevole all’Ucraina. Narrazione che ci accompagna fin dai primi giorni di guerra, quando l’esercito di Mosca pareva sul punto di implodere sotto la cappa della propria inadeguatezza.

Ma oggi assistiamo ad un salto di qualità nella narrazione. Ciò che gli esperti privi di conflitti di interesse definiscono scelta strategica indotta da una sottovalutata controffensiva ucraina sul fronte est, per la Propaganda diventa clamorosa disfatta di una Russia in rotta e vittoria decisiva dell’Ucraina.

Una bugia che durerà il tempo necessario alle truppe di Mosca per riorganizzarsi, riarmarsi ed avanzare, si dirà. In realtà, si tratta di una bugia niente affatto fine a se stessa.
Perché quando l’esercito russo reagirà riprendendosi quelle posizioni fino ad arrivare a Odessa, nell’immaginario collettivo suonerà come una nuova e ulteriore guerra di Putin contro uno Stato che la Propaganda continua a mostrare esente da ogni colpa, nonché una tracotante sfida all’Occidente, anch’esso sempre dalla parte della ragione.

La controffensiva ucraina, enfatizzata oltre misura, finirà per generare un secondo Putin, peggiore del primo, il cui unico intento, agli occhi dell’opinione pubblica, non sarà quello di conquistare l’Ucraina, ma fagocitarsi mezza Europa, restaurando con la forza l’impero sovietico.

Il tutto senza la minima intenzione, da parte dell’Occidente, di sedersi nemmeno attorno ad un tavolo richiudibile. E con l’ausilio di uno stuolo di giornalisti che ormai vede ogni precetto deontologico come il fumo negli occhi.

La scontata reazione russa porterà a tre tragiche conseguenze. La prima. La Russia ha ceduto, dunque le sanzioni economiche funzionano. La seconda. Sono necessarie ulteriori sanzioni: se funzionano le prime, funzioneranno anche le seconde. La terza. Il sistema produttivo crollerà e metà della popolazione italiana sprofonderà sotto la soglia di povertà.

E chissenefrega, tanto la colpa sarà sempre e soltanto di Putin.