“UARAGANO NANCY”: LA PIU’ GRAVE CRISI AMERICANA IN ASIA DOPO IL VIETNAM

DI PIERO ORTECA

 

 

«Se giocate con il fuoco, finirete per bruciarvi». Saggezza cinese che diventa avvertimento se a dirla è il presidente cinese Xi Jinping al presidente degli Stati Uniti Joe Biden. «La retorica più bellicosa mai usata dalla Cina verso gli statunitensi da quando Washington e la Repubblica Popolare Cinese hanno stabilito delle relazioni diplomatiche, nel 1972», scrive su Asia Times, David Paul Goldman.
Ed è solo assaggio del giudizio della stampa alta e moderata tra quella che conta nel mondo. La Cancellerie alleate si moderano per ipocrisia, ma l’America che pensa, inizia ad aver paura.

Stile cinese ‘senza americanate’

I cinesi sono educatamente molto arrabbiati e, senza troppo dire sono passati al fare. Mobilitando le loro forze armate per la più grande esercitazione di tutti i tempi intorno a Taiwan. La simulazione di un blocco navale, e non a caso. Messaggio chiaro senza bisogno di troppi proclami. Forse ringraziando, sempre tacitamente, l’esaltata signora americana tanto sgarbata verso di loro, per aver dato forza alle loro ragioni e messo in ulteriori pasticci l’Amministrazione in carica del suo Paese.

Quotidiano del popolo e non solo

Ieri il Global Times, versione internazionale del Quotidiano del popolo di Pechino, ipotizzava eventuali “vie di fatto”. I cinesi non scherzano. Lo scrive anche il South China Morning Post di Hong Kong e lo ribadiscono tutti i giornali occidentali, a cominciare da quelli americani. Sono su tutte le furie, per quello che considerano un vero e proprio oltraggio, che ha messo in moto un confronto con gli Stati Uniti, molto più aspro di quello del biennio 1995-96. È dal 1997, cioè dai tempi del repubblicano Newt Gingrich, che un alto esponente politico americano non si recava nell’isola, considerata dalla Cina “provincia separata”.

La crisi peggiore da 50 anni

Oggi, però, proprio “grazie” alla Pelosi, la regione vive probabilmente la crisi più grave degli ultimi cinquant’anni. Una crisi che rischia di trascinarsi tutti in un abisso senza fondo. Martedì sera (ora di Taipei) non appena si è avuta la certezza che l’aereo della “speaker” era atterrato a Formosa, lo Stato maggiore delle forze armate di Pechino ha annunciato le più grandi esercitazioni della storia nel Mar cinese meridionale. Nello Stretto di Taiwan. Parteciperà molta flotta di superficie, con portaerei, incrociatori, caccia lanciamissili e navi da sbarco. Oltre a centinaia di aerei da caccia e da bombardamento strategico voleranno ai limiti delle acque territoriali dell’isola, che verrà completamente circondata, simulando un blocco che durerà fino a domenica.

Naturalmente, il dettagliato piano d’azione apparso, tra gli altri, sul Wall Street Journal, non può rivelare quali siano le “regole d’ingaggio”. Cioè, cosa succederà se una nave o un aereo americani si dovessero avvicinare troppo. O se le forze di autodifesa di Taiwan, provocate dallo schieramento cinese, dovessero rispondere.

Cina non più solo ricca

Tra le altre cose, il WSJ cita le parole molto aggressive della Pelosi, che ha parlato di impegno Usa per una difesa “blindata” di Taiwan nei confronti di qualsiasi aggressione. Ma nell’epoca attuale, rispetto alla crisi dello Stretto di Taiwan di 25 anni fa, la situazione militare è radicalmente mutata. Secondo M. Taylor Favret, esperto del Massachusetts Institute of Technology, le Forze armate di Pechino oggi sono molto più potenti. Hanno una componente aeronavale di livello elevatissimo e giocano “in casa”, avendo basi e linee di rifornimento vicine rispetto agli americani. Inoltre, i cinesi hanno sviluppato una straordinaria tecnologia missilistica di tipo “ipersonico”. Il DF-17 è un vettore di ultima generazione.

Armamenti nuovi ed esibiti

Il Global Times riporta la diffusione di alcuni filmati, che ritraggono i test della nuova micidiale arma, che il giornale definisce “air-carrier killer”, cioè “affondatore di portaerei”. Il missile, è scritto nell’articolo, è praticamente “iniinterccettabile”, perché ha dei sistemi di navigazione sofisticati che gli consentono di cambiare traiettoria e inoltre vola alla straordinaria velocità di oltre Mach 5. In sostanza, si fa capire, una volta che il missile è lanciato la portaerei è spacciata. Il problema per il nemico (gli americani) è che il vettore può essere trainato da un grosso Tir. E lanciato anche da luoghi remoti, come un deserto. Per questo, spostandolo continuamente, è difficilissimo da identificare, anche con la scansione satellitare.

Financial Times, guerra e Borse

Nell’articolo di apertura dell’edizione on-line del Financial Times, le perplessità diventano timori tangibili. Perché una guerra è già cominciata: quella commerciale. La Cina ha bloccato l’import di almeno 2000 prodotti alimentari da Taiwan. E ha, invece, congelato l’export della “sabbia naturale”. A cosa serve? A fare i microchip, senza i quali almeno la metà dell’industria occidentali ad alta tecnologia può chiudere.

 

Di Piero Orteca

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4 Agosto 2022